Pesce Fritto aveva due
ingressi, uno sulla Marina e uno su Via Garibaldi: sull'uscio di questo, don
Peppino Albano, il proprietario, e alcuni camerieri osservavano il passaggio
della Madonna Addolorata.
Pesce Fritto e il Gambero
erano i due ristoranti più famosi di Taranto.
Ma Gesù Cristo cominciava
a dargli fastidio, specialmente a don Peppino Albano, che roso dall'invidia,
aveva pronosticato la chiusura in tempi brevi a Peppino, che gli aveva
replicato: "Da noi ci sarà sempre un posto da lavapiatti per te".
Tra i camerieri ce n'era
uno dall'aspetto particolare: Cataldo, soprannominato Senza Pizza, che sembrava
un pinguino vestito da uomo.
Il fatto era che don
Peppino, ristoratore del tempo, aveva una maniera particolare di gestire i propri
affari: la mattina si faceva colazione tutti insieme, cuochi e camerieri, con
l'acqua sale, cioè il pane raffermo del giorno prima, inumidito con l'acqua e
condito col sale, e nient'altro; per divisa le giacche bianche erano di misura
unica, cioè extralarge. Il conto poi, era ad personam: se il cliente sembrava
danaroso, i tubettini alle cozze si trasformavano in rubini, la frittura in
diamanti e la cifra del conto assumeva dimensioni da bilancio di stato. Ma
Pesce Fritto era un'istituzione e i veri tarantini dovevano andarci almeno una
volta in vita loro.
Pasquale e Maria, una
sera di fine febbraio 1952, avevano cenato lì, ben bevuto e ben mangiato,
avevano preso la carrozza a cavallo di Mimino Camposanto e, una volta a casa,
avevano concreato Tonino.
Si partoriva in casa, con
l'aiuto dell'ostetrica, che diventava la comarella. Quella che prese Tonino si
chiamava Anna Miceli. Una donna emancipata, per quei tempi. Una delle prime
donne di Taranto a guidare l'auto, fumare in pubblico e a non mostrare quel
timore tutto casalinga nei confronti dei maschi.
Pasquale e Maria
festeggiarono con una cena da Pesce Fritto la nascita del loro undicesimo
figlio, invitando Anna Miceli. A servirli Cataldo.
Cataldo era alto poco
meno di Sciaboletta, il re Umberto. Portava i capelli, imbrillantinati,
pettinati all'indietro, che gli davano l'aspetto di un motociclista col casco
di cuoio in testa. La giacca bianca, di tante misure più grandi della sua
taglia, gli cadeva al ginocchio. Il papillon nero gli strozzava la gola, nonostante
il ripetuto gesto con l'indice, tra collo e camicia, per allentare la pressione
sulla giugulare, che col tempo era diventato un vero e proprio tic nervoso. Un
tovagliolo appoggiato sull'avambraccio lo faceva sembrare un ussaro appena
sceso da cavallo, tanto strana era l'andatura che il cameriere teneva, tra la
cucina e i tavoli, portando i piatti avanti e indietro per il lungo corridoio
del ristorante.
Cataldo aveva tre figli,
venuti al mondo grazie alla concorrente di Anna, la signora Fumarola.
Questo, Anna, non poteva
sopportarlo. Lei si considerava la Sant'Anna di Taranto.
Non perdonando a Cataldo
l'oltraggio, Anna cominciò a stuzzicarlo sin dal momento della comanda.
"Avete la
pizza?" – giocando sul doppio senso, Anna intendeva mettere in imbarazzo
il timido cameriere.
"Non la serviamo,
signora. Questo è Pesce Fritto, non una pizzeria".
"Allora, se non
avete la pizza, siete senza pizza!".
"No, signora. La
pizza ce l'abbiamo, ma non la serviamo a chicchessia".
"Maleducato,
screanzato, villanzone: come vi permettete di offendere una signora?".
"Io non volevo
offendere nessuno. Mi avete chiesto se avessimo la pizza e io vi ho risposto
educatamente che non l'abbiamo".
Mentre si svolgeva questo
dialogo serrato e stralunato, entrava Ignazio Campese, il guardiano del
ristorante, addetto alle auto parcheggiate davanti all'ingresso. Questi sentì e
memorizzò tutto.
Alla fine della cena,
Ignazio si affacciò per chiamare Cataldo ed avvisarlo che la carrozza di
Camposanto era arrivata per riportare Pasquale e Maria a casa:
"Tu, Senzapizza,
avverti Gesù Cristo che la carrozza è arrivata: e a quest'ora è già un
miracolo. Per te, però, non ci sono speranze: senza pizza sei e senza pizza
rimani!".
Tra i presenti scoppiò
una fragorosa risata. Anna aveva uno sguardo trionfante.
Cataldo ebbe altri tre
figli, tutti presi dalla Miceli. Ormai però il nome gli era stato dato e gli
rimase per il resto della vita.
PIO ANTONIO CASO
Genitori di Pio Antonio Caso |
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