giovedì 29 ottobre 2015

MNEMÒSINE 2



A cura di Armando Saveriano e Davide Cuorvo





Secondo la Teogonía eșiodèa, Mnèmoșine, personificazione della memoria, era la progenitrice delle nove Mușe. Figlia di Urano e di Gea, si unì con Zeus in nove notti d’amore, nel corso delle quali furono concepite, appunto, le Arti. In Atene le si rendeva omaggio con libagioni di acqua, latte, miele. “Logopea” intende propiziarsela, istituendo, sul blog ufficiale dell’associazione, questa rubrica, a cura nostra e del giovane Davide Cuorvo. Mnème, la memoria, era il ricordo degli archètipi mitici, la cui ripetizione conferiva sacralità e significato all’eșistenza umana. Sulla memoria si fonda il canto dei poeti. Tuttavia la memoria rendeva duraturi i dolori, producendo negli uomini angoscia. Per placare questo male, le Mușe offrivano all’uomo l’unico rimedio: la Lesmòșine, cioè l’oblío. Mnèmoșine e Lesmòșine erano esperienze considerate entrambe fondamentali e sacre, connesse alla sfèra infera. Nell’Aldilà sgorgava la sorgente mnèstica, Mnèmòșine, che consentiva di conoscere le primordiali esperienze dell’essere, cui era commista la morte; contemporaneamente scorreva il fiume Lète, che apportava la Lesmòșine, l’oblío, che coincideva, invece, con la condizione dei morti, lontani dall’eșistenza terrena. Periodicamente Mnemòșine proporrà, ai suoi quattro lettori (tutti gli altri, analfabèti e tamarri, sono troppo occupati ad affollare Facebook con i loro beòti “mi piace/non mi piace”), una vetrina poetica di autori affermati o emergenti, senza schede critiche, lasciando libertà interpretativa ininfluenzata.
Una nota: negli eroici anni novanta, per la precisione vent’anni fa, l’associazione Logopea organizzava, presso la Rete TV E.T. Television, una rubrica di cultura letteraria, intitolata per l’appunto Mnemò
șine, durante la quale si presentavano volumi, si intervistavano scrittori, si discuteva di poesia e di teatro. L’appuntamento era settimanale, e si passò dai venti ai sessanta, agli ottanta minuti. La trasmissione contemplava anche lepidi o drammatici inserti teatrali, e si avvaleva degli allora studenti Mauro Milone, Marco Matarazzo, Fiorella Zullo, Sonja Aquino, Claudia Rossi, Dora Lombardo. Durò appena un anno, ma lasciò, a suo modo, il segno, grazie alla novità, alle orecchiabili musiche di sottofondo e alla sigla che onorava la grande Edith Piaf.
Per il nostro secondo Mnemò
șine abbiamo scelto due formidabili poetesse, Annamaria Gargano e Giuseppina Luongo Bartolini: percorsi e stili differentissimi; unite dall’autoesilio e/o dalla damnatio memoriae degli irpini (critici e antologisti).



ME NE ANDRÒ

Me ne andrò
senza lasciare
spazi vuoti
solo qualche graffio
sui vetri delle finestre
incrostati
di tempo
di sguardi affamati
di vita
svuotato
nella dispensa
anche
il barattolo
dei sogni
delle emozioni
delle paure
me ne andrò
in silenzio
nei rumori
del giorno appena nato
che già non mi appartiene
me ne andrò
tra sbattere di porte
voci che si chiamano
passi che vanno
verso la vita
che corre
sempre uguale
indifferente
al punto
cancellato
me ne andrò
guscio senza peso
indifferente
anch’io
al cerchio
che non mi trattiene

ANNAMARIA GARGANO

*

AMATO DAGLI DEI CHI NEL SUO SOGNO

Amato dagli Dei chi nel suo sogno
profetico incontra i propri cari e
parla e ride e racconta a me senza
presente e libera dall’avvenire
che l’oscura selva la ruota celeste
fluttuante il raffinato danno nel
paradiso della solitudine nei vespri
la compagnia delle pie donne
colpite dal dolore unico dono la
misericordia del velo abbrunato la
negazione d’ogni colore o forma
menzognera del bene pendono tra
il fogliame dei ligustri i racemi
altre stagioni avranno fiori e frutta
a me la scarna nudità della visione
negli occhi senza ciglia il mero
disinganno di ogni fede in un
bicchiere ricolmo non saprò mai
d’acqua o d’assenzio.

GIUSEPPINA LUONGO BARTOLINI





Nessun commento:

Posta un commento