lunedì 15 giugno 2015

POESIA: LEVITÀ E DIROMPENZA NEL VERSIPELLE DI LOGOPEA







Leggera, incantevole, insinuante nei versi leggiadri, oppure dirompente, con ganasce che spezzano i luoghi comuni e artigli che incidono segni permanenti nelle coscienze: multiforme e multifunzionale, la Poesia alletta l’animo, sconvolge il pensiero, illumina, ammonisce, prevede in forza della duttilità dei suoi motori, costantemente oliati, costantemente allerta. Rovista nella verità e afferra grumi di saggezza, richiede fede ai suoi adepti e studium, recherche senza soluzione di continuità. Per Pasquale Martiniello l’attività poetica seria esige una fatica equiparabile al lavoro duro e pertinace nei campi; la Gnerre avverte che l’attività poetica, resa sempre piú difficile dalla accresciuta necessità di ri-trovare o di re-inventare un tono, cavalcando il purosangue di un linguaggio che scalpita, desideroso di equilibrio fra estetica e nerbo contenutistico, è un impegno inderogabile, un remare contro i flutti o i gorghi delle appiattenti convenzionalità, uno sforzo non indifferente per esiliare banalità e “già detto”. Martiniello impartisce una lezione mordace e scorticante, ritenuta fastidiosa da tanti ignavi o ignoranti, anche e soprattutto nelle scuole, dove imperversa una docenza pigra, annoiata, demotivata. Ogni tanto un liceo tenta di sollevare la testa e indíce una annuale e frettolosa kermesse ove si affastellano alla rinfusa nomi noti o per sentito dire, e gli allievi, more pecudum, recitano il loro ruolo di artificiosi amatori/conoscitori di un genere che resta loro avulso da genuino interesse, e nel quale (in questo uniti ai loro insegnanti) non sanno barcamenarsi. Intanto, rullano inutili tamburi, si gonfiano petti a tacchino, rotolano polpette di retorica, mentre altrove, “altri” perseverano in quel che da decenni hanno intrapreso e mai abbandonato: Giuseppe Vetromile, Domenico Cipriano, Paolo Saggese, noi stessi. Monia Gaita e diversi  poeti onesti vorrebbero se non raffrenare, per lo meno indirizzare, guidare –ma senza bacchette ex cathedra–  voci poetiche acerbe, imperfette, bisognose di stimolo per un futuro riscontro di conferma o di caduta, piú che dell’assenso entusiasta di critici intemperanti che a volte, ammaliati da un bel visino e da modi geishiani, si lasciano prendere la mano perdendo la giusta misura e la cautela riservata agli esordienti: e in questo compito delicato e cautelativo non sono soli, li appoggiamo incondizionatamente.
Il Versipelle, zitto zitto (si fa per dire), ha raggiunto quota 19 incontri, e casualmente sottolinea la meta proprio in un venerdí che ha data 19: augurio o scaramanzia o entrambe le cose. I poeti invitati sono Angela Procaccini (toccata da una vicenda familiare dolorosissima), Lucia Gaeta, Marco Parisi, Marciano Casale, Gennaro Iannarone: ognuno compie un incompiuto voyage in se stesso, mettendo a nudo anche ciò che oltre e sotto le parole espresse s’annida. Il non detto, sovente più esplicito di una confessione, di un grido.
Oscar Luca D’Amore torna ai cari e mai tralasciati temi pirandelliani, immergendosi in uno dei suoi pezzi forti: L’Uomo dal Fiore in Bocca; Antonio Mazzocca esordisce in un cimentante monologo di Cechov, tratto da Ivanov; Hera Guglielmo e Alessandra Iannone ripetono l’esperienza del personaggio in comune, come per l’Oreste “condiviso” da Davide Cuorvo e Mazzocca: saranno Ersilia Drei, la sensuale governante di Vestire gli Ignudi, divorata dal senso di colpa, e infine suicida. Iannone, Cuorvo e Mazzocca sceneggiano un morceau torrido di Spoon River (Edgar Lee Masters): Dora Williams, ragazza bella, scafata e priva di scrupoli, fino al coronamento di pragmatici progetti di ricchezza e dolce vita; forse omicida, troverà la sua nemesi in un Conte più “Navigato” di lei… La coppia Iannone/ Mazzocca guadagna il suo sbocco meritevole e meritato, riscattando trascorsi e presenti in cui veniva/viene costantemente confinata in sfacciate e vergognose retrovie, a vantaggio di attorucoli impreparati, presuntuosi e patetici, schiaffati su un palco per convenienze e oscuri accordi, o per sventatezza imperdonabile degli organizzatori. Autentici maestri come la storica coppia di attori/formatori Nisivoccia/Senatore si rivolterebbero con sdegno e restituirebbero immediatamente alla loro dignità questi due talentuosi ragazzi. Pezzo carismatico, disturbante e di prepotente cifra emotiva, Mamma Morfina, di Eros Alesi, sarà replicato visto il precedente successo. Davide Cuorvo ne indossa perfettamente i laceri panni, fa vibrare tutte le corde emotive a sua disposizione, attanaglia il pubblico. Altre due coppie, Mena Matarazzo con Michele Amodeo, ed Ilia Caso sempre con il poliedrico studente-modello, intrigano e divertono interpretando Viviani (Bammenella a due voci) e ancora Cechov piú Goldoni (Orso & Locandiera).

                                                                                                        LOGOPEA





Armando Saveriano
Davide Cuorvo





Gennaro Iannarone
Lucia Gaeta
















Marciano Casale
Marco Parisi















Angela Procaccini

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