lunedì 29 dicembre 2014

POIEIN : L'arte della poesia


Davide Cuorvo





ADESSO

                      a Davide Cuorvo


Mi annoiava luglio
le finestre schiuse il ventaglio
dei passanti in tenuta balneare
nella città che non vede il mare
Le ciarle sguaiate le bandiere della squadra
gli abbronzanti i gelati a squaglio
gli infradito un’esuberanza stereofonica sgradita
Nei versi mi tuffavo e a bracciate
faticosamente guadavo le giornate
L’ozio della mente si rideva del sudore
dell’arsura della tentazione d’una pennichella
fuori orario abusiva come una bella di notte
che adesca con polso allenato e con sorridente
icona tristallegra va all’amore prezzolato
Quando non era malinconia in casa un confuso
magone mi si accucciava sulla schiena
mi dava un alito animale sferzavo la lingua
incuoiata fosse quasi stata coda ronzina non un attimo
risparmiata dagli squadristi ronzanti calabroni
da mosche festose per la rosea scimmia tormentata
furente e rassegnata ch’esse sciocche
trattavano da sciocca
Nemica l’estate e me nemico suo giurato
quanto invece a sé mi duce il freddo dei grog
dei tegami in cui il soffritto sobbolle piccante
dei romanzi gotici nel letto a mordicchiare
le spettrali fantasie di un tempo senza internet
offerte low-coast raffiche di spot piercing tatuaggi
clonati per insulsa moda dalle etníe
festival di Sanremo le imbrattanti soperchierie
di un tragico governo fanfarone
sgovernato sotto i faretti d’avanspettacolo
e gli ottoni della Banda più steccata
epilettica lòia 1) fuor da Rio
Da novembre a marzo vivo ingioiandomi di pioggia
giocando a tris con il vento
logotèta 2) se potessero investirmi
di nuvoli e bufere
facendo la posta ai fiocchi
bianchi nella danza della neve befanina
divenuto più maglioni addosso e calzettoni borbottanti
intorno ai polpacci ch’hanno pianto l’addio del pelo biondorato 3)
un maturo marmottone in cerca di tepore fuggiasco
mentre precoce la notte sguinzaglia
i neri segugi fulminati dalle insegne manigolde
dalle luminarie
Ma nel cuore dell’estate un profumo insperato
un’arancia ch’empie ambedue le mani
una visione che solo l’animo coglie e se ne
paralizza sbigottita incredula felice
Un parto avvenuto in silenzio indolore
mi consegnava in un ardore di sorpresa
in un tintinnio di note ignote una creatura
dagli occhi molto antichi aperti sopra un lago
che inoltravano in un labirinto
di storie concentriche convesse per scalini
all’incontrario e vicoli sospesi su giardini
di bocche avide d’ascolto  Te
Te che il tuo nome non dico non pronunzio
Te che non nomino che ancora non oso dirti mio
che il miracolo mi sprona ad accogliere
Padre a quest’età malmesso sensibile alla morte
anidro sciupato da peccatori sprechi
perso tra le pànie 4) di una vita che non permette
ch’io la viva se non aggredito da ambasce e svilimento
Eppure venivi a me senza scienza 5) di venire
venivo a te senza sognare
era un incontro a mezza via
con l’impaurimento dell’incerto inganno
dell’illusione dello sbaglio Ma eri lì Ma ero lì
Un padre mancato un figlio insperato
un sentimento adulto a reggersi
su cosce di Riace bronzea imbattibile la ferrea mano

Non ho madre da offrirti
forse la Poesia che già corteggi
non molti anni da regalarci insieme
Però
non ho più ansia di eutanasia 6)
Adesso  
È bene che Caronte tiri fuori
uno sgabello si tolga le galosce
appoggi contro una parete la pagaia
attenda la moneta che ho nascosto
dove
l’ho scordato
e legga intanto
legga la più interminabile
la più ingarbugliata
delle mie
poesie
Adesso
ch’io con lui non vado via.


ARMANDO SAVERIANO



NOTE

1) Loia è un sostantivo d’uso fiorentino che io qui con licenza poetica adopero in funzione di aggettivo: sporcizia. Sudiciume, quindi “sudicia”

2) Logotèta significa ministro supremo dell’autorità imperiale in tempi bizantini; qui assume il senso di “gran maestro” che propizia le tempeste  

3) Crasi (cioè fușione) tra biondo e dorato: “biondorato”

4) La pània è una sostanza appiccicosa, qui usata da me come sinonimo di complicazione accidentale, rete vischiosa in cui ti avvolge la vita

5) Senza esserne consapevole, senza “co-scienza”

6) Eutanasia: la bella morte, una morte provocata senza far soffrire, un suicidio “assistito” 






Nessun commento:

Posta un commento