mercoledì 5 marzo 2014

IL FILO DELLE BEFFE

                                                        


                                                         IL FILO DELLE BEFFE
                                                            
                                   Invettive a tutto taglio 








 





 DICI DI DETESTARE LE INVETTIVE

Contro le arrampicatrici versificanti

 

Di detestare dici le invettive  se in specie son le mie

Claudia cara  Preferisci il minuetto nel salone cerimonioso delle danze

Fra patentate d’ogni furberia sedicenti poetesse epilettiche scrittrici

Che ingiuriano la dignità sorridendosi a chiostra di squalo

Come Hannibal Lecter  Andy Albury Monsieur Landru

Disprezzi le meschine e vero è che sono a te inferiori

Queste précieuses ridicules per indigenza lessicale

Rachitismo etico spirituale  Ti battono però stakanoviste nell’insistenza

A piallar le chiappe inchiavellate su poltrona aurea seggiola scranno

Senza ritegno se presente al convegno è quella eminenza

Che buona tornar potrebbe agli interessi letterari loro

In bella vista stanno impettite vuote sottovuoto spinto solenni

Inquiline della prima fila tutte le volte che la vanità è in vetrina

A tutto pronte le matricolate maneggine

Pur d’ingraziarsi con posticcia allegrezza e il bacio dell’amplesso

Il potente di turno il critico influente  Quando però alle marrane

D’ammosconarsi al vischio non conviene si fanno martiri

Degli impegni familiari scovano appuntamenti dal dentista

Denunciano la sciatica deplorano l’artrite delle nuvole basse

Si lagnano del sole alto del vento cialtrone della mancanza

D’aria della neve della pioggia della grandine del ciel sereno

In verità hanno solo i gomiti spellati a furia di farsi largo

Geishe o viragini in orti e lavatoi altrui  Difficile che

Stiano ferme un attimo le colga un colpo in fronte cancerosi

Al fegato provato da compromessi intrighi bassi espedienti

Catene d’intrallazzi in sotterranee bolge  Sciamano sbirluccicando

Nei raduni giusti organizzano premi gaglioffi purché s’accresca

L’indubbio lor dubbio prestigio  purché si sappia che a tirare

I fili sul carrozzone poetante del Mangiafuoco dello Svengali

Del Dottor Moreau di Morel siano loro sempre loro

Inevitabilmente loro  Ah se ne sanno e quante le canaglie

In coppia agiscono fateci caso le baldraccone

Sian Gatto e Volpe sperticate inde(o)centi alla Fosca Sorellanza

Faìna e lince a questo o quel consesso d’intellettualoni

Amore simulano artificiosamente le briccone grezzo entusiasmo

Annacquata passione colerosi complimenti per l’altrui opera

L’altrui percorso l’agire  Se ne impipano smorfiando noia e stizza

Dietro faccia di suora dalla voce roca sotto il ghigno perimetrato in nero

Delle labbra inspugnate di sfaccimmeria tra le ciglia

Imbordellate di rimmel e velluto congestionate o cadaveriche

Stuccate nella friabile cordialità sbrindellona preconfezionata

Non di rado divengono queste macchiette ritagliate

La sacra Trimùrti accogliendo   se beninteso gliene cale   sodale

Maschio trattato a mo’ di cicisbeo  Hanno le larghe intese con

Il fregnivendolismo il manuale Cencelli sfogliano dell’ipocrisia

E ben lo sai o Claudia stanca d’inimicarti la casta sciagurata

Rivendicando ieri appena la distanza da zoccole erremosce reading

Provinciali per sorvolar regina ben altri empirei e consessi

Spaventata dall’embargo dal discrimine dall’emarginazione

Dall’ostracismo dal torvo spauracchio di solitudine e invisibile

Sei stata veterana dell’indignazione scissionista fiera eroina

Polemista Solgenitsin in gonnella Achmatova Cvetaeva Mariella Mehr

Sul fronte della qualità schifando a buon diritto scarpe & mazzelle

E mai l’orgoglio il tuo ubertoso petto disertò  Ma adesso

Abdichi allo sdegno tempestoso il the servi e le tartine a

Tavolino con la floscia merlettaia fessalavata che veste come kosovara

Sorbisci bornie fandonie il borbottìo infruttuoso poppacentrismo

Autodistruttivo delle usurpatrici di creativa genuinità

Delle scotennatrici di gusto delle fallimentari inguaiate

Inarrendevoli irredimibili femmes savantes pur di

Venire accolta   ma io correggo tollerata   nel tiaso

Delle disonorevoli vestali unte da Madonna la Scrittura

Annunciate dalla Pizia della collusione frivola bramosa

Con i più vili mercati del baratto che immerda e impiscia

Che gliene frega alle autoincoronatesi duchesse tristanzuole

Sovrane morganatiche di scòrtico e scalcagno

Ilari tragiche parodie alla Bozzetto e Jacovitti

O Claudia mia non t’impeciare

 

JULIEN DE SUBERCEAUX 

 

 

 

 

 

                                                                        * * *

                                                                                                                                    

 

 

 

UNA CHE SI CREDE

 

A T.F.

 

Hai faccia paciocca di merciaia al bancone

Che taglia due nastri e ti cambia il bottone

Oppure in corsia caposala felpata

O dentro la scuola segretaria applicata

Bidella rubizza con beota sorriso

Che oltre alle medie non varcò il paradiso

Ti piace la rossa che sa di cipolle

La lodi l’ingaggi per letture sue molle

Regalale allora un buon deodorante

Sollievo agli astanti persino al mio Dante

Non basta il versetto che bea la famiglia

Non basta il temino che arranca e sbadiglia

Per fare di te poetessa scrittrice

Va’ a fare le pettole  E chiamati Bice

 

GIANNETTO MALESPINI

  

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