mercoledì 19 marzo 2014

A GIUSEPPE D’ERRICO

In memoriam



Voglio vederti accogliermi alla porta di casa

Il sorriso accattivante gentili l’invito le labbra

Seduto poi alla scrivania tra volumi quaderni

In laboriose pile accucciati

Appunti storiche tracce di studio applicazione costante

Quasi fedele gatta a effonderti fusa sul grembo

Fioca ormai la voce soave il garbo della parola

Generosa appropriata Piacevole figura

Di tempi eleganti Chiaro il volto puro di nobiltà

Bello mai appassito con le uvette dell’età

Ecco affacciarsi la compagna muoversi tra le grazie

Su cuscinetti di discrezione baciare con gli occhi

Lustri il giovane ardente immutato al suo amore

Come se fosse un perpetuo ieri Io lo leggo in

Mille minuzie in soffioni impalpabili di tenerezze

Ancora per strada a braccetto alle Poste

Ancora mano nella mano sempre

Anche adesso in questo ubiquo momento

Sarai là dietro lo scrittoio senza gravami

Placherai gli impeti miei le focose lagnanze

Accoglierai un libretto di poesie turbolente

La tua signora biasimerà carezzevolmente

Le scorticature del mio passato rivelato

A danno di nonna e zie in difetto dipinte

Sfoglierai i pensieri armati che mi scatenano il temporale

Che mi punzecchiano il cuore infestato

Da dolori accaniti questuante io d’un po’ d’amore

Puntualmente lacerato dalla grezza ingratitudine

Dal bisturi della crudeltà dalle mascelle digrignanti degli egoismi

Mi insegnavi anche tacendo ascoltavi intento

O con gesto impercettibile mi consolavi

Un cucchiaino colmo di simpatia di pietà

Ecco ti parlo e tu ci sei

Nel flusso e riflusso sei dell’Ave Maria che tributò

In chiesa il tuo incamminarti verso l’estrema luce

Su garretti adolescenti così fiduciosi nel DOVE ineffabile

Ineffabilmente narrato rinarrato attraverso i fogli

Le pagine di musica il riverbero dell’animo alato senza

Starnuti di dubbio né macule di paura Un corteo di dulcedine

Violini pianoforte note agili ninfe tulipani balenanti e quieti

Pur nell’inquietudine dell’umano (in)cedere controvento

Ahimè cedendo a poco a poco parti via via cospicue di sé

Tu integro assoluto conforto esortazione alla non disperanza

MAI

Nei versi bene acconci nei racconti eterei e impressivi

Nei lirici drammi nelle aeree melodie

Che hanno scandito il pomeriggio di marzo

Nella conchiglia di Dio Padre penultima sosta santa

Prima che per noi viandanti fosse di nuovo

Malcerto il giorno implacabile la notte



ARMANDO SAVERIANO

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