In
memoriam
Voglio
vederti accogliermi alla porta di casa
Il
sorriso accattivante gentili l’invito le labbra
Seduto
poi alla scrivania tra volumi quaderni
In
laboriose pile accucciati
Appunti
storiche tracce di studio applicazione costante
Quasi
fedele gatta a effonderti fusa sul grembo
Fioca
ormai la voce soave il garbo della parola
Generosa
appropriata Piacevole figura
Di
tempi eleganti Chiaro il volto puro di nobiltà
Bello
mai appassito con le uvette dell’età
Ecco
affacciarsi la compagna muoversi tra le grazie
Su
cuscinetti di discrezione baciare con gli occhi
Lustri
il giovane ardente immutato al suo amore
Come
se fosse un perpetuo ieri Io lo leggo in
Mille
minuzie in soffioni impalpabili di tenerezze
Ancora
per strada a braccetto alle Poste
Ancora
mano nella mano sempre
Anche
adesso in questo ubiquo momento
Sarai
là dietro lo scrittoio senza gravami
Placherai
gli impeti miei le focose lagnanze
Accoglierai
un libretto di poesie turbolente
La
tua signora biasimerà carezzevolmente
Le
scorticature del mio passato rivelato
A
danno di nonna e zie in difetto dipinte
Sfoglierai
i pensieri armati che mi scatenano il temporale
Che
mi punzecchiano il cuore infestato
Da
dolori accaniti questuante io d’un po’ d’amore
Puntualmente
lacerato dalla grezza ingratitudine
Dal
bisturi della crudeltà dalle mascelle digrignanti degli egoismi
Mi
insegnavi anche tacendo ascoltavi intento
O
con gesto impercettibile mi consolavi
Un
cucchiaino colmo di simpatia di pietà
Ecco
ti parlo e tu ci sei
Nel
flusso e riflusso sei
dell’Ave Maria che
tributò
In
chiesa il tuo incamminarti verso l’estrema luce
Su
garretti adolescenti così fiduciosi nel DOVE
ineffabile
Ineffabilmente
narrato rinarrato attraverso i fogli
Le
pagine di musica il riverbero dell’animo alato senza
Starnuti
di dubbio né macule di paura Un corteo di dulcedine
Violini pianoforte note agili
ninfe tulipani balenanti e quieti
Pur
nell’inquietudine dell’umano (in)cedere controvento
Ahimè
cedendo a poco a poco parti via via cospicue di sé
Tu
integro assoluto conforto esortazione alla non disperanza
MAI
Nei
versi bene acconci nei racconti eterei e impressivi
Nei
lirici drammi nelle aeree melodie
Che
hanno scandito il pomeriggio di marzo
Nella
conchiglia di Dio Padre penultima sosta santa
Prima
che per noi viandanti fosse di nuovo
Malcerto
il giorno implacabile la notte
ARMANDO SAVERIANO
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