BALLADE
POUR MONSIEUR LANDRU
Il crocifisso
nella polvere
Ruba all’alba
un dolce filo arancio
Farfalle
passeggere
Le prime
regole di un vento
Qua e là
Per le
guardine
Ad acciuffare
le preghiere
Le paure
Del
condannato a morte
È ora di
levarsi
Senza più
sul viso quel disprezzo
Che vi
divertiva tanto
Né la
cristiana contrizione
Azzurra e
spretacchiata
Vous ne regrettez vos gestes
Monsieur Landru
Non vi attrae
il pentimento
Più
dell’impaziente ghigliottina
Per tutta
notte Monsieur Landru
Avete ballato
sul filo della forca
Una polca
Con tutte le
vostre belle dame
Oh le
generose castagne novembrine
Tutte insieme
come rami
Piegati a
ricordare
Un amore
provinciale
Una storia
sempre uguale
E lo stupore
Colmo della
ghisa del dolore
Con gli occhi
calati nella torba e la limaccia
Esse
scacciavano il passato della luce
Le mantelline
e le sottane
Esse
lasciavano in pegno
Sui marmi
della Morgue
Mestando e
rimestando frasi parole
Come
braccialetti e scarafaggi nel paniere
Erano fresche
le violette vivaci gli organetti
Molte le
carrozze nei boulevards a festa
Dopo la messa
delle nove
La domenica
mattina
Ah Monsieur
Landru voi sapevate
Di caffè e
di tabacco
Nelle scarpe
scricchiolanti e lustre
E il vostro
sorriso rimproverava alle donne
La sfortuna
degli anni perduti
Ma stanotte
le vostre compagne mancate
Vi
raccontavano che nessun sonno
Le accoglie
Che le loro
bolle di sangue
Ancora
schiattano di febbre
Nell’immensa
stufa gonfia
Dei terrori
dei bambini
Fra le loro
anime d’organza
Spuntano erbe
cattive
Ed esse forse
stringono in mezzo ai seni
Morbidi e
pesanti
Le lettere
gentili del galantuomo nuvoloso
Le roselline
di Bretagna un bacio il passeggio
Il fulmineo
bruciore del coltello
Intrufolato
O le mani che
premevano premevano
Schiacciavano
la gola
Mais vous ne regrettez vos gestes
Monsieur Landru
Il pentimento
non vi attrae più
Dell’impaziente
ghigliottina
E piccole e
corte e tozze dita
Illividite
Lungo i
gradini dell’inferno
Gratteranno
la vostra nuca innervosita
***
RAGAZZA
AL PIANOFORTE
Si
schiude radiosa in uno stormo
Liquido
di note
Sento
come le battono le vene
Quanto
leggere vibrano le palpebre
Sanno
di campo e camomilla quei capelli
Annodati
Mentre
assorbe ogni luce
Della
stanza
Il
tempo è uno scafo
Che
tintinna nei cristalli
Ravvolge
l’anima in spirale
Interminabile
Ti
fa sitibondo quando sembra
Dileguarsi
il suono
E
paria riapparso all’infinito
Quando
le dita diafane
Muovono
al sortilegio di spartito
Scorrono
sopra la seta intrecciata
Che
paralizza ogni applauso
E
nel palato hai conficcata una vespa
Che
induce al desiderio
di
librarsi tra i ciliegi e lì
Trafiggersi
l’addome
Di
osservare il respiro
Dentro
i seni cedevoli
Prima
dell’addio
Grato
alle labbra assorte
Ai
tasti docili lisciati
Alla
romanza
Che
dimenticare t’ha fatto
Stasera
Il
drago sopra al cielo
La
tubercolosi appesa
A
livida vecchiaia
Che
non più presagio
Reale
affiora a pelo del lago
E
guardami
non mi negare vivimi
Dice
***
C.
P.
C.P.
mi chiama professore
Per
sempre mi darà del voi
Impara
a dire di no il ragazzo C. P.
Lo
dice subito lo dice convinto
No
Non volta più le spalle per
tracciare
Un bucozero in cui affondare
Il
disagio l’imbarazzo il fastidio
S’infila
piuttosto nei condotti sotterranei
Del
dissenso un dissenso mite ma fermo
Braccato
dal canchemorde del conformismo
Certe
zeppe del razzismo di età e di sesso
Gli
soffia sul fianco
come brezza etèsia
Un
pregiudizio idiocromatico che non
Porta
altra pània
se non dall’orizzonte
Impreciso
sfilato e imbastito tutto da sé
Chi
gli scompiglia il fogliettone delle idee
Chi
leggerà i suoi sogni con spirito esorbitante
Se
non Eva
cieca dall’ecosistema di Ideale
Egli
crede lo spera spasima
Al
piede del ragazzo sprovveduto
Non
calzalunga stralunati fantasmini
Neroelegante
recita La
ballata delle donne1
Con
la maschera di V2
Gli
piace da morire il falso raccordo
Di
amicizie che s’aggirano per i viali
Delle
interruzioni esistenziali
Bevono
le loro ombre dialoganti
Falsoascoltanti
questi ostaggi del suo
Spazioaffetto
di stronzetti saccenti
Di
cortocircuitate sbarbine
Vissute
come Odette o Albertine3
Che
non leggeranno mai Cristina Campo4
Né
un manuale di Fisica
Lontane
C.P. romantico lo ignora da ogni affinità elettiva
Tutte
loro atti impuri per l’intelligenza
E
se anche non bellissime
Glielo
fanno tirare bene
Questo
dopotutto importa
La sua ocularità incarna l’umana
prigionia
Nel
franto capriccio della storia delle storie
Quando
piange o dorme o chatta
Il
ragazzo C.P.
pensa Sono
ancora il secondo
Vengo ancora dopo Lei
amo sempre Lei
M’ingoierà
tutto l’invisibile nel mondo
Sparire
è fedeltà al mio destino
Mi
sarà patria il sasso
L’onda
che s’avventa
Il
cielo che si stira incerto
La
sabbia o il pack
Gli
vien voglia di scagliare in aria
Questa
indicibile ansia
Che
asfissia e che corrode come yprite5
Gli
vien voglia di strappare via dal vetrino
L’ascientificità
del suo disturbo
Mentre
la consapevolezza della
Sottrazione
ritorna
Come
una donna non desiderata
Come
un bolo da rigurgitare acido
Ed
egli tra
urgenza e dolore
Cerca
chiede l’armistizio
In
una splendida esalazione di angoscia
ARMANDO
SAVERIANO
N.d.A.
- testo poetico di Sanguineti
personaggio (Weaving) dell’omonima graphic novel (V for Vendetta) di Alan Moore e David Lloyd, portata sullo schermo da
James Mc Teigue nel 2005
- riferimenti al personaggio femminile (Odette) da Du Coté chez Swann di M. Proust e alla giovane donna, Albertine, che l’autore amò
- la poetessa Vittoria Guerrini, nom de plume di Cristina Campo. Si rimandano gli interessati alla lettura del volume esaustivo di
M. Morasso In bianca maglia d’ortiche (Marietti ed.) 5 gas nervino
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