mercoledì 30 gennaio 2013

Tre poetiche spennellate


BALLADE POUR MONSIEUR LANDRU

Il crocifisso nella polvere
Ruba all’alba un dolce filo arancio
Farfalle passeggere
Le prime regole di un vento
Qua e là
Per le guardine
Ad acciuffare le preghiere
Le paure
Del condannato a morte
È ora di levarsi
Senza più sul viso quel disprezzo
Che vi divertiva tanto
Né la cristiana contrizione
Azzurra e spretacchiata
Vous ne regrettez vos gestes
Monsieur Landru
Non vi attrae il pentimento
Più dell’impaziente ghigliottina
Per tutta notte Monsieur Landru
Avete ballato sul filo della forca
Una polca
Con tutte le vostre belle dame
Oh le generose castagne novembrine
Tutte insieme come rami
Piegati a ricordare
Un amore provinciale
Una storia sempre uguale
E lo stupore
Colmo della ghisa del dolore
Con gli occhi calati nella torba e la limaccia
Esse scacciavano il passato della luce
Le mantelline e le sottane
Esse lasciavano in pegno
Sui marmi della Morgue
Mestando e rimestando frasi parole
Come braccialetti e scarafaggi nel paniere
Erano fresche le violette vivaci gli organetti
Molte le carrozze nei boulevards a festa
Dopo la messa delle nove
La domenica mattina
Ah Monsieur Landru voi sapevate
Di caffè e di tabacco
Nelle scarpe scricchiolanti e lustre
E il vostro sorriso rimproverava alle donne
La sfortuna degli anni perduti
Ma stanotte le vostre compagne mancate
Vi raccontavano che nessun sonno
Le accoglie
Che le loro bolle di sangue
Ancora schiattano di febbre
Nell’immensa stufa gonfia
Dei terrori dei bambini
Fra le loro anime d’organza
Spuntano erbe cattive
Ed esse forse stringono in mezzo ai seni
Morbidi e pesanti
Le lettere gentili del galantuomo nuvoloso
Le roselline di Bretagna un bacio il passeggio
Il fulmineo bruciore del coltello
Intrufolato
O le mani che premevano premevano
Schiacciavano la gola
Mais vous ne regrettez vos gestes
Monsieur Landru
Il pentimento non vi attrae più
Dell’impaziente ghigliottina
E piccole e corte e tozze dita
Illividite
Lungo i gradini dell’inferno
Gratteranno la vostra nuca innervosita

***

RAGAZZA AL PIANOFORTE

Si schiude radiosa in uno stormo
Liquido di note
Sento come le battono le vene
Quanto leggere vibrano le palpebre
Sanno di campo e camomilla quei capelli
Annodati
Mentre assorbe ogni luce
Della stanza
Il tempo è uno scafo
Che tintinna nei cristalli
Ravvolge l’anima in spirale
Interminabile
Ti fa sitibondo quando sembra
Dileguarsi il suono
E paria riapparso all’infinito
Quando le dita diafane
Muovono al sortilegio di spartito
Scorrono sopra la seta intrecciata
Che paralizza ogni applauso
E nel palato hai conficcata una vespa
Che induce al desiderio
di librarsi tra i ciliegi e lì
Trafiggersi l’addome
Di osservare il respiro
Dentro i seni cedevoli
Prima dell’addio
Grato alle labbra assorte
Ai tasti docili lisciati
Alla romanza
Che dimenticare t’ha fatto
Stasera
Il drago sopra al cielo
La tubercolosi appesa
A livida vecchiaia
Che non più presagio
Reale affiora a pelo del lago
E guardami non mi negare vivimi
Dice

***

C. P.

C.P. mi chiama professore
Per sempre mi darà del voi
Impara a dire di no il ragazzo C. P.
Lo dice subito lo dice convinto
No
Non volta più le spalle per tracciare
Un bucozero in cui affondare
Il disagio l’imbarazzo il fastidio
S’infila piuttosto nei condotti sotterranei
Del dissenso un dissenso mite ma fermo
Braccato dal canchemorde del conformismo
Certe zeppe del razzismo di età e di sesso
Gli soffia sul fianco come brezza etèsia
Un pregiudizio idiocromatico che non
Porta altra pània se non dall’orizzonte
Impreciso sfilato e imbastito tutto da sé
Chi gli scompiglia il fogliettone delle idee
Chi leggerà i suoi sogni con spirito esorbitante
Se non Eva cieca dall’ecosistema di Ideale
Egli crede lo spera spasima
Al piede del ragazzo sprovveduto
Non calzalunga stralunati fantasmini
Neroelegante recita La ballata delle donne1
Con la maschera di V2
Gli piace da morire il falso raccordo
Di amicizie che s’aggirano per i viali
Delle interruzioni esistenziali
Bevono le loro ombre dialoganti
Falsoascoltanti questi ostaggi del suo
Spazioaffetto di stronzetti saccenti
Di cortocircuitate sbarbine
Vissute come Odette o Albertine3
Che non leggeranno mai Cristina Campo4
Né un manuale di Fisica
Lontane C.P. romantico lo ignora da ogni affinità elettiva
Tutte loro atti impuri per l’intelligenza
E se anche non bellissime
Glielo fanno tirare bene
Questo dopotutto importa
La sua ocularità incarna l’umana prigionia
Nel franto capriccio della storia delle storie
Quando piange o dorme o chatta
Il ragazzo C.P. pensa Sono ancora il secondo
Vengo ancora dopo Lei amo sempre Lei
M’ingoierà tutto l’invisibile nel mondo
Sparire è fedeltà al mio destino
Mi sarà patria il sasso
L’onda che s’avventa
Il cielo che si stira incerto
La sabbia o il pack
Gli vien voglia di scagliare in aria
Questa indicibile ansia
Che asfissia e che corrode come yprite5
Gli vien voglia di strappare via dal vetrino
L’ascientificità del suo disturbo
Mentre la consapevolezza della
Sottrazione ritorna
Come una donna non desiderata
Come un bolo da rigurgitare acido
Ed egli tra urgenza e dolore
Cerca chiede l’armistizio
In una splendida esalazione di angoscia


ARMANDO SAVERIANO




N.d.A.
  1. testo poetico di Sanguineti
    personaggio (Weaving) dell’omonima graphic novel (V for Vendetta) di Alan Moore e David Lloyd, portata sullo schermo da
    James Mc Teigue nel 2005
  1. riferimenti al personaggio femminile (Odette) da Du Coté chez Swann di M. Proust e alla giovane donna, Albertine, che l’autore amò
  2. la poetessa Vittoria Guerrini, nom de plume di Cristina Campo. Si rimandano gli interessati alla lettura del volume esaustivo di
    M. Morasso In bianca maglia d’ortiche (Marietti ed.) 5 gas nervino
  


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