domenica 13 gennaio 2013

Poiein, album degli autori - Annamaria Gargano


Indagatrice del Cosmo
nell’attimo di un atomo


Nessuna scrittrice irpina è prolifica, profonda, delicata ed inquietante quanto Annamaria Gargano, il cui esplosivo e rigoglioso eclettismo sembra cozzare contro una natura talmente riservata da rasentare un silenzioso, persistente isolamento. Un isolamento garbato e pudìco, che non implica chiusure e incapacità d’ascolto, o altezzoso egoismo: tutt’altro. Giacché la Gargano è creatura d’amore, d’inchiostro e di empatia.
Non soltanto lo testimoniano le pagine dei corposi libri di narrativa e di poesia, ma la frequentazione amicale, sempre ricompensata e soddisfatta dalla sua acutissima (e arguta) sensibilità. Sembra trovare sempre le parole giuste per rimettere sulle grucce chi scivola e magari si dispera, accantonando i problemi personali e chiedendo alle proprie ferite di saper attendere per ricevere il sollievo di un batuffolo di cotone.
Non si tratta di generosità che luccica di sé per concorrere al Premio, ma di semplice attitudine.
Del resto l’attenzione che riserva al prossimo e l’osservazione che dedica al microcosmo degli “atti minimi” e delle piccole/grandi cose vengono mirabilmente ingaggiate in qualità di ausilio ideale e perfetto nell’operazione quasi medianica della scrittura.
C’è tanta psicologia nei racconti di Annamaria, e una sagace e malinconica filosofia nei versi del dolore e della gioia inaspettata, che possono insorgere da una mancanza, da un ricordo, da una sensazione, dall’ala di un colombo, dal foglio di carta rapito dal vento che va a perdersi impigliato nei rami di una pianta spoglia sopra un lontano balcone.
La Gargano ha il seno ospitale e nutriente della madre, il polso fermo per ogni circostanza in famiglia, il braccio da offrire a un conoscente in difficoltà. E la sorprendente fratellanza con Franz Kafka nelle prose e con la sconcertante “reclusa” di Amherst in poesia. Come la Dickinson è partecipe della vita senza che la vita la mastichi, la deglutisca, l’inglobi nella sua pragmaticità desolante. Soprattutto ha la percezione, Annamaria, del visibile invisibile agli occhi rozzi e ai cuori impermeabilizzati: arriva dove gli altri dubitano di poter partire; coglie ciò che i più si sono dimenticati di sentire, smarriti nei rovelli quotidiani, afferrati alle proprie cupidigie, infebbrati di amaurotico egoismo. Impossibile citare i suoi capolavori poetici senza far torto a tutti gli altri. Ricordiamo la pubblicazione, per i tipi di Laceno/Mephite, “Nel tempo degli anni, leggera”, da cui escerpiamo esemplare morceau.

ARMANDO SAVERIANO


Nessun commento:

Posta un commento