La poesia abita già qui

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La vecchia Conza negli anni 1960 |
Fragranza
di parole in naturale scansione, riscossione di sentimenti e di intemerati
pensieri, concetti che alternano i desideri ai dubbi, segni confusi con i
sogni, posizioni rivoluzionarie che ardono per il riscatto personale e
comunitario, istanze sociali e nostalgie dolorose: questo il territorio
affrontato dai calzari del poeta viandante, col suo zufolo ispirato da mente e
cuore poliedrici e prodigiosi. Conza si apre ufficialmente ai percorsi
affascinanti, accidentati, volitivi e volubili della Poesia, con i molteplici,
inesauribili echi di ricca inquietudine e di inquieta bellezza, di fiero
slancio con mobilità di registri, in mille voci polícrome, sommesse o forti,
dolcissime o acri, tra chimera, speranza e ineluttabile certezza,
contraddizione e gioia, fiducia e timore, corporeità e spiritualità, in una
punteggiatura ora lirica ora scabra e volutamente grottesca, ora patetica e
connotativa: ma sempre in estrema densità di tessuto figurale, di messaggio
incapsulato nei filtri metaforici, che rendono intrigante sia la colloquialità
‘spontanea’ sia la difficoltà dello sforzo interpretativo richiesto.
Il Certamen fortemente voluto dall’associazione culturale Logopea, nelle figure centrali e simboliche esse stesse dello storico fondatore Armando Saveriano e del giovane, entusiastico adepto di nerbo e di passione, Davide Cuorvo, ha sancíto la qualità eccellente dell’esordio, in una provincia ancora vergine, aperta alla curiositas e desiderosa di competere, mettendosi in pista, con realtà altre già svezzate dai suoni di Calliope, Erato, Euterpe, dalle malíe del Parnaso, che tutti attira e in moltitudini respinge, vetta tanto ambíta quanto inaccessibile per venti contrari alla presunzione e all’assenza di talento. A suo modo, armata delle picche e degli scudi scintillanti e severi in naturale dotazione degli eccelsi giurati, tra i quali spiccano le capitanerie di Giampiero Neri e di Wanda Marasco, nonché le sodali forze di nomi come Nannariello, Esposito, Guerriero, Cuorvo e Saveriano (appena citati), l’iniziativa di Conza della Campania ha impresso una nitida impronta digitale sulla mappa in estensione delle geografie poetiche. Le migliori voci dotate di potere intensificativo nei linguaggi straniati o ferreamente aderenti alla disamina del disagio epocale, al discernimento dell’interior coraggiosamente o impavidamente bisturicizzato, sono confluite in questa prima edizione del Premio, creando un primo zoccolo duro di modelli poetici, rappresentati da animæ et personæ avvezze ai sentieri incisivi, meditati, anticonvenzionali, militanti, ma anche istintuali e ‘automatici’, tratteggiando, ciascuna a suo modo, un diario differente ed “extraordinariamente” copulare, nella condivisione degli intenti e degli obiettivi di accadimento e stupefazione che sempre la poesia elargisce nelle sue censíte modalità di declinazione: dal lirismo tradizionale che il buon Linguaglossa giudica in declino alle ficcanti eresie di una riattualizzazione dei princípȋ surrealisti e della lezione dada. Il genio femminile quasi prevaricante: Mariastella Eisenberg con la sua datità dell’essere, i suoi scarti tra senso e linguaggio, il ritmo serrato con analitiche evocazioni prive di adescamenti affabulatorii; pervasa dalla napoletanità che s’innesta gagliarda sullo spirito mitteleuropeo in acciaio cromato e finissimo cristallo, la Signora di Laiano gode di primazia assoluta nei territori del casertano, in quelli salernitani e negli arcipelaghi vesuviani; Ketti Martino, esperta dosatrice di metafore impastate di evidenza e corpo, maestra di silenzi inaspettati nella misura atemporale di sorte e prospettive; Floriana Coppola, evocatrice di icone irresistibili, di sensazioni visive in opposizione all’aridità del quotidiano sentire, sul pelo di mari smemoranti, in una personale posizione appartata nella casa dell’io, nella propria sua urbs interiore, eppure attentissima nel sorvegliare e nell’intervenire con parola di grazia e d’impeto, di sonorità carsiche affioranti; Monia Gaita, capace di raggomitolarsi nei luoghi senza confini del desiderio, sull’onda della nostalgia e dell’improbabile ritorno fra nebbia e plaghe di sogno, improvvisamente concreta nelle attese (volontà di rinascere priva di illusioni) e nelle accettazioni (del dominio della precarietà nella condizione umana); Agostina Spagnuolo, che passa da una quotidianità liturgica all’intuizione dello sprofondamento dell’io di fronte al mistero insondabile dell’oltre luogo/tempo/verità/uto-distopía, innestando (e innescando) fisica e filosofia nel logos letterario piú afferente all’investigazione che pertiene alla poesia, fra le tantissime cose; Rossella Luongo, che sperimenta nuove o rivisitate dimensioni del vedere-provare-sentire-vivere attraverso i richiami metamorfici dell’essere, in un anelito liberatorio, affilando gli strumenti di conoscenza, quindi di confidenza e di fusione con il difficile mondo, alle prese con rivelazioni soggette a (felici o intollerabili) ribaltamenti. Non che il polso maschile sia assente: in poeti riformatori avulsi da formalismi di compromesso, robusti cercatori di ‘fuoco liquido’, come Antonio Califano (dalla scuola di Armando Vegliante); studiosi di letteratura del novecento, coi suoi sbocchi attuali nell’applicazione d’equilibrio tra ricezione e interpretazione, sosta produttiva e produzione di ricordi pregni e di toccanti frammenti di vita, con tutte le bruciature della umana e ‘divina’ contraddizione, come Gennaro Iannarone e Mario Morelli, entrambi “Lauro d’argento 2015”; dei giovani e giovanissimi (l’intellettuale Raffaele Schettino, il sensibilissimo e penetrante Giovanni Nazzaro, il fantasioso enfant Ares Guglielmo) inclíni a mescolare la formulazione di senso con la sfida lessicale, in bilico tra estraneo e familiare, nella ricerca di simmetria tra sistema ritmico e atmosfera di suggestionante inventiva, tra filosofia dell’indicibile e (r)esistenza dell’utopia, sospese nell’ambiguo del significato e nell’ansia della purificazione sublimata nell’arte; di spiriti eletti, demiurghi di sapere e armonia, depositarȋ di classicità e gestori di un fibrillante sentire moderno, infuso di palpitante erotismo, nella persona del decano Daniele Grassi (“Lauro d’oro” per questa prima edizione del premio), vanto per Morra De Sanctis, residente a Tervuren (Bruxelles) e cittadino del mondo.
Il Certamen fortemente voluto dall’associazione culturale Logopea, nelle figure centrali e simboliche esse stesse dello storico fondatore Armando Saveriano e del giovane, entusiastico adepto di nerbo e di passione, Davide Cuorvo, ha sancíto la qualità eccellente dell’esordio, in una provincia ancora vergine, aperta alla curiositas e desiderosa di competere, mettendosi in pista, con realtà altre già svezzate dai suoni di Calliope, Erato, Euterpe, dalle malíe del Parnaso, che tutti attira e in moltitudini respinge, vetta tanto ambíta quanto inaccessibile per venti contrari alla presunzione e all’assenza di talento. A suo modo, armata delle picche e degli scudi scintillanti e severi in naturale dotazione degli eccelsi giurati, tra i quali spiccano le capitanerie di Giampiero Neri e di Wanda Marasco, nonché le sodali forze di nomi come Nannariello, Esposito, Guerriero, Cuorvo e Saveriano (appena citati), l’iniziativa di Conza della Campania ha impresso una nitida impronta digitale sulla mappa in estensione delle geografie poetiche. Le migliori voci dotate di potere intensificativo nei linguaggi straniati o ferreamente aderenti alla disamina del disagio epocale, al discernimento dell’interior coraggiosamente o impavidamente bisturicizzato, sono confluite in questa prima edizione del Premio, creando un primo zoccolo duro di modelli poetici, rappresentati da animæ et personæ avvezze ai sentieri incisivi, meditati, anticonvenzionali, militanti, ma anche istintuali e ‘automatici’, tratteggiando, ciascuna a suo modo, un diario differente ed “extraordinariamente” copulare, nella condivisione degli intenti e degli obiettivi di accadimento e stupefazione che sempre la poesia elargisce nelle sue censíte modalità di declinazione: dal lirismo tradizionale che il buon Linguaglossa giudica in declino alle ficcanti eresie di una riattualizzazione dei princípȋ surrealisti e della lezione dada. Il genio femminile quasi prevaricante: Mariastella Eisenberg con la sua datità dell’essere, i suoi scarti tra senso e linguaggio, il ritmo serrato con analitiche evocazioni prive di adescamenti affabulatorii; pervasa dalla napoletanità che s’innesta gagliarda sullo spirito mitteleuropeo in acciaio cromato e finissimo cristallo, la Signora di Laiano gode di primazia assoluta nei territori del casertano, in quelli salernitani e negli arcipelaghi vesuviani; Ketti Martino, esperta dosatrice di metafore impastate di evidenza e corpo, maestra di silenzi inaspettati nella misura atemporale di sorte e prospettive; Floriana Coppola, evocatrice di icone irresistibili, di sensazioni visive in opposizione all’aridità del quotidiano sentire, sul pelo di mari smemoranti, in una personale posizione appartata nella casa dell’io, nella propria sua urbs interiore, eppure attentissima nel sorvegliare e nell’intervenire con parola di grazia e d’impeto, di sonorità carsiche affioranti; Monia Gaita, capace di raggomitolarsi nei luoghi senza confini del desiderio, sull’onda della nostalgia e dell’improbabile ritorno fra nebbia e plaghe di sogno, improvvisamente concreta nelle attese (volontà di rinascere priva di illusioni) e nelle accettazioni (del dominio della precarietà nella condizione umana); Agostina Spagnuolo, che passa da una quotidianità liturgica all’intuizione dello sprofondamento dell’io di fronte al mistero insondabile dell’oltre luogo/tempo/verità/uto-distopía, innestando (e innescando) fisica e filosofia nel logos letterario piú afferente all’investigazione che pertiene alla poesia, fra le tantissime cose; Rossella Luongo, che sperimenta nuove o rivisitate dimensioni del vedere-provare-sentire-vivere attraverso i richiami metamorfici dell’essere, in un anelito liberatorio, affilando gli strumenti di conoscenza, quindi di confidenza e di fusione con il difficile mondo, alle prese con rivelazioni soggette a (felici o intollerabili) ribaltamenti. Non che il polso maschile sia assente: in poeti riformatori avulsi da formalismi di compromesso, robusti cercatori di ‘fuoco liquido’, come Antonio Califano (dalla scuola di Armando Vegliante); studiosi di letteratura del novecento, coi suoi sbocchi attuali nell’applicazione d’equilibrio tra ricezione e interpretazione, sosta produttiva e produzione di ricordi pregni e di toccanti frammenti di vita, con tutte le bruciature della umana e ‘divina’ contraddizione, come Gennaro Iannarone e Mario Morelli, entrambi “Lauro d’argento 2015”; dei giovani e giovanissimi (l’intellettuale Raffaele Schettino, il sensibilissimo e penetrante Giovanni Nazzaro, il fantasioso enfant Ares Guglielmo) inclíni a mescolare la formulazione di senso con la sfida lessicale, in bilico tra estraneo e familiare, nella ricerca di simmetria tra sistema ritmico e atmosfera di suggestionante inventiva, tra filosofia dell’indicibile e (r)esistenza dell’utopia, sospese nell’ambiguo del significato e nell’ansia della purificazione sublimata nell’arte; di spiriti eletti, demiurghi di sapere e armonia, depositarȋ di classicità e gestori di un fibrillante sentire moderno, infuso di palpitante erotismo, nella persona del decano Daniele Grassi (“Lauro d’oro” per questa prima edizione del premio), vanto per Morra De Sanctis, residente a Tervuren (Bruxelles) e cittadino del mondo.
Successo
d’iniziativa che ha scoraggiato o zittito tout-court residue remore, fulminanti
invidie, riserve mentali, artate diffidenze, malignità nanorachitiche, ed ha
impiantato, al contrario, garanzie di fattiva e illuminante continuità; fagacea
farnia, la Poesia non asservita a malumori e pacchiane rivalse ha mantenuto intatta
la dignità, in certamina alia inzaccherata; coronamento felice per la carriera
artistico-letteraria di Logopea, dei suoi scrittori e attori (Mena Matarazzo,
Antonio Mazzocca, Michele Amodeo, Hera Guglielmo – anche musicista formata
all’avellinese Accademia Kandynski – , Christian Cioce, Alessandra Iannone); affermazione
di ruolo per il conzano d’impianto Davide Cuorvo, performer affiancato dalla
spumeggiante Fiorella Zullo, primadonna della soirée subentrata a Chiara Mazza
in compagnia di giro con Gigi Savoia.
Molti
gli ospiti speciali premianti, da Raffaele Vito Farese (Presidente del
Consorzio dei Servizi Sociali “Alta Irpinia”) a Mario Perrotti (Presidente Unpli
Campania), da Francesco Gonnella (Segretario Associazione “Ofantiadi”) a Tony
Lucido (Presidente Pro Loco “Alta Irpinia”), da Vito Petrozzino (Assessore
Comunale di Conza) al prof. Giuseppe Silvestri (Presidente Unpli Avellino),
dall’Avv. Vittorio D’Alessio (Presidente Pro Loco Mercogliano) all’Avv.
Giancarlo Saveriano (penalista avellinese), da Walter Tordiglione (titolare
Tordiglione Fashion Model Agency) al Notaio Edgardo Pesiri (Presidente
Fondazione Carlo Gesualdo), alcuni di essi anche sponsor della manifestazione.
Per
la sezione B (poesia in lingua italiana a tema “Utopia e Verità”) si sono
classificati al 4° posto (a pari merito) i finalisti: Antonio Califano da
Contrada (AV) con la poesia “Cala il sipario alle albe d’inchiostro”; Gerardo
Iandoli da Avellino con la poesia “Ma la grande proletaria elettronica”;
Rossella Luongo da Avellino con la poesia “Pioggia di maggio”.
Terzo
premio ad Agostina Spagnuolo da Capriglia (AV) con la poesia “Oltre ogni
oltre”. Motivazione: “Tensione quasi drammaturgica senza dispersioni in questo
componimento, i cui tratti fondamentali si incastonano in una figuratività
acustica che sinestesizza filosofia e fisica con riflessi cromatici e armoniche
fonie scaturiti da una sensibilità la cui vertigine è perforante.”
Secondo
premio a Raffaele Schettino da Mugnano del Cardinale (AV) con la poesia “Non
c’è un amico con cui parlare”. Motivazione: “Ideologia e nichilismo si
contendono la rivelazione di una vis poetica sinergica e vibrante con rimandi
eruditi e pertinenti che in parte si attestano come riflesso di inquietudine
dei giorni nostri macerati dall’insicurezza del domani e dalle disfunzionalità
etiche e politiche. Garante la notevole presa antropologica e il tessuto
filosofico.”
Primo
premio a Mariastella Eisenberg da Caserta con la poesia “Possiamo”.
Motivazione: “La necessità dell’accadere poetico muove e regola l’alchimia
della parola polisenso in questo componimento dall’andante vivace e ponderato
fino ad incastonarlo in una dimensione esperienziale attenta e articolata.”
Per
la categoria “Giovani Autori”, menzione di merito ad Arianna Bellino di Sant’Andrea
di Conza, dal liceo classico “Francesco De Sanctis” di Sant’Angelo dei Lombardi
(AV), con il testo “Mondi di…versi”.
Per la notazione “Migliore Poesia” nella stessa categoria, si aggiudica il premio la sedicenne Ludovica De Gianni di Bisaccia, dal Liceo Scientifico “Maffucci” di Calitri (AV), con il testo “ Libera e tua terra mia”.
Per la categoria “Autori del Territorio”, menzione di merito a Alina Benedetto di Sant’Andrea di Conza (AV), con la lirica “Ali di carta”. Per la notazione “Migliore Poesia” nella stessa categoria, si aggiudica il premio Nicola Prebenna di Ariano Irpino (AV) con la lirica “Fugit Aetas!”. Segnalazione di merito al sedicenne Carmine Mazzeo di Sant’Andrea di Conza (AV) con la lirica “L’acqua che scorre in piena”. Premio speciale intitolato ad Assunta Finiguerra, consegnato a Pina Russoniello di Sant’Andrea di Conza, con la lirica “Primavera d’Oriente”.
Per la notazione “Migliore Poesia” nella stessa categoria, si aggiudica il premio la sedicenne Ludovica De Gianni di Bisaccia, dal Liceo Scientifico “Maffucci” di Calitri (AV), con il testo “ Libera e tua terra mia”.
Per la categoria “Autori del Territorio”, menzione di merito a Alina Benedetto di Sant’Andrea di Conza (AV), con la lirica “Ali di carta”. Per la notazione “Migliore Poesia” nella stessa categoria, si aggiudica il premio Nicola Prebenna di Ariano Irpino (AV) con la lirica “Fugit Aetas!”. Segnalazione di merito al sedicenne Carmine Mazzeo di Sant’Andrea di Conza (AV) con la lirica “L’acqua che scorre in piena”. Premio speciale intitolato ad Assunta Finiguerra, consegnato a Pina Russoniello di Sant’Andrea di Conza, con la lirica “Primavera d’Oriente”.
Per
la Sezione A (poesia in lingua italiana a tema libero), 4° premio a pari merito
ai finalisti: Pasquale Di Nitto da Gaeta (Latina) con la poesia “Montesecco”;
Pasquale Mesolella da Prato (Toscana) con la poesia “Per poco non mi stanco”;
Lina Sanniti da Frattamaggiore (Napoli) con la poesia “La forma”.
Terzo
premio a Monia Gaita da Montefredane (AV) con la lirica “La vita va difesa”.
Motivazione: “Sensibilità ed eclettismo, toni toccanti e spontaneità creativa
configurano una cifra di notevole spessore e di sicuro interesse critico nel
controverso panorama attuale della nostra poesia.”
Secondo
premio a Ketti Martino da Napoli con la lirica “Infinitudine, noi”.
Motivazione: “Il cantiere del metalinguaggio intrude di potenza pura siffatto
componimento tanto renitente all’esplicito quanto in grado di consegnare al
fruitore accorto e intelligente la chiave multipla di ricerca interpretativa.”
Primo
premio a Floriana Coppola da Napoli con la lirica “In scena”. Motivazione: “Il
pensiero poetante turgido nell’ideario del compositore, declinato lungo la
linea duale ‘ego/altro da sé’, approda con la scintillanza dell’entità
simbolica all’eccellente punto di funzionalità tra efflorescenza espressiva e
variazioni allegoriche intraversali assolutamente irresistibili, mai meramente
virtuosistiche. Si apprezza inoltre l’intrigo e la fascinazione
dell’argomento.”
Segnalazione
di merito a Gerardo Valentino Masini di Saluzzo (Torino) con la poesia “Quando
nulla piú resterà”. Premio speciale intitolato a Vittorio Bodini, assegnato a
Giovanni Nazzaro da Milano con la poesia “Tu dici il mare è fragile”. Secondo
premio speciale, intitolato ad Amelia Rosselli, assegnato a Antonella Rita
Ciampa di Avellino con la poesia “Chi incide indice”. Ultimo premio speciale,
stavolta intitolato a Gianni Rodari, assegnato al giovanissimo (11 anni) Ares
Guglielmo da Avellino con la poesia “Fantasie”.
Targhe
di ringraziamento agli incliti giurati Wanda Marasco (Presidente), Giampiero
Neri, Armando Saveriano, Alfonso Nannariello, Carmina Esposito, Floriana
Guerriero, Davide Cuorvo.
Un
doveroso ringraziamento ai numerosi sponsor che hanno contribuito alla
realizzazione e al successo del Certamen, con particolare riguardo alla Pro
Loco Compsa, alla Presidente Antonella Petrozzino, alla valletta e alle ragazze
del Servizio Civile (Volontarie S.C.N.).
Nell’augurante
attesa della seconda edizione 2016.
LOGOPEA
OLTRE OGNI OLTRE
È dentro o fuori dal pensiero, la
verità?
Ombre muovono danze sulla parete
della caverna dove lo sguardo
insegue
meraviglie: sono nuvole cangianti
dello specchio deformato, un
riflesso
passeggero lungo gli argini del
tempo.
I sensi limitati, l’elettrone dello
spirito
vaga nei recessi inesplorati, non
di teorie,
che s’han da verificare (la
verifica
attiene al vero, a un fatto
materiale,
che pure ha mille facce). La verità
è altro.
Dove la cerchi, amor mio? È un po’
Come la faccia nascosta della luna:
tu guardi dalla prospettiva della
Terra,
da un punto infinitesimo dove
ognuno
è una variabile nella dimensione
spazio-temporale. Hai occhi limitati
e barriere invalicabili. Bisogna
andare oltre, e poi oltre e oltre
e ancora oltre. Oltre ogni oltre.
È utopia pensare di afferrare
quel coacervo di sfumature e
di complessità, di mutevolezza
e provvisorietà, la piena verità.
Utopia e Verità sono due rette
parallele,
convergenti in quel punto
là, all’Infinito, vedi? È la dimora
della Luce quella, del buon Luogo e
della bella Verità. Qui, invece, si
trascorre la vita nello spasimo,
mera illusione, di raggiungerne le
orme.
Ma la scintilla brilla nel profondo
di noi. Alla sua luce, nel silenzio
dell’ascolto, io invoco, meditando,
la Verità.
AGOSTINA SPAGNUOLO – 3° PREMIO
SEZIONE B (Tema: “Utopia e Verità”)
*
NON C’È UN AMICO CON CUI PARLARE
Non c’è un amico con cui parlare,
scendere nel profondo della verità
e attraverso l’abisso del suo
sguardo
salire fino al desiderio
dell’altrove.
Dove io sono è anche colui da cui
io sono
e non basta l’ausilio di una
visione,
un niente quietato d’ozio
a svisare la lunga catena dei
giorni
sorda al divenire,
a smettere l’incanto tirannico di
un sacrificio
nell’urgenza di vivere tra cielo e
terra.
Le ore passate a strofinare dinanzi
agli occhi
la lanterna dell’invisibile
hanno ridotto il tempo alla bava
del presente.
La città nel cui grembo si è accesa
la carne della mia parola
ha rapito l’ombra dei miei passi,
custodendo tra i vicoli il seme di
una luce più violenta della gioia,
una dimora tra gli occhi per i soli
ciechi di rabbia e di speranza.
È qui che a un certo punto della
mia vita
deve essermi sfuggito qualcosa di
essenziale.
Elí, Elí, lemà sabactani?
Elí, Elí, lemà sabactani?
E ora che il giunco del mio
pensiero si flette alla rassegnazione,
all’ecatombe di una Storia,
totalmente rappresentata e assieme
indecifrabile,
io taccio sconfinatamente nella mia
ignoranza,
più vasta del mio terrore di vivere
orfano di un sogno dentro a un
sogno,
mentre mi ritrovo qui,
incomprensibile evento,
con una sete di mistero e senza più
carità di parole,
sesso sacrificato all’impossibile e
ancora pieno di carne urlante.
Tutto è stato, fin dall’origine,
memoria degli occhi,
uno schiudersi del mondo al primo
soffio del destino.
Il mio respiro non ha salvezza
se nel vuoto nidifica la mia
parola,
se nell’attingere al mistero della
bellezza,
la mia lingua è incollata alle
gengive.
È in questo regno di contraddizioni
che il reale s’illumina di
interezza,
scoprendo nell’imperfezione un
principio di grazia.
RAFFAELE SCHETTINO – 2° PREMIO
SEZIONE B (Tema: “Utopia e Verità”)
*
POSSIAMO
Possiamo solo guardarla
l’utopia
senza occhi
ché non ce n’è bisogno
il resto è teatro amaro
dell’impotenza dell’avventura umana
senza connotati.
La grande occasione
per mettere a fuoco
le parole principali della vita
verità e utopia
utopia e verità:
loro
almeno
ci salvino
prese per mano dai poveri di
spirito
mentre le altre
non portano più da nessuna parte.
Possiamo solo cercarla
la verità
senza mani
per agguantarla
ché scivola via
nell’avanspettacolo del mondo.
MARIASTELLA EISENBERG – 1° PREMIO
SEZIONE B (Tema: “Utopia e Verità”)
*
LA VITA VA DIFESA
Mi affido alla forza di remi del
tuo sguardo.
Striscia sul fondo del mio mare
con la tua rete,
la quercia e gli oleandri,
con i molluschi e i crostacei che
t’avvinghiano,
con gli affluenti che portano
detriti,
con le conchiglie e gli acidi
mirtilli.
E quando piove
nascondimi nel guscio tuo di terra.
Le piante lo assiepano, i rovi e
gli animali.
Boschi di latifoglie ne artigliano
i pendii.
Strade, torrenti e valichi
ruotano come rulli.
Dalla tua cava io estraggo una
riserva,
la sento premere contro le gambe
gonfie.
Io sono qui.
M’impregna il tuo concime.
La vita va difesa – mi dico –
e la finestra che scalpita nel
freddo del mattino
non risponde.
MONIA GAITA – 3° PREMIO
SEZIONE A (Tema libero)
*
INFINITUDINE, NOI
Infinitudine, noi
che non eravamo notte
e uscivamo dalla casa nell’ora
giusta
quando, sul fondo della piazza,
si raccoglievano le foglie
come se si potesse stare,
con occhio indifferente
oltre il recinto.
E imparavamo questo:
avere un gesto timido
di tenerezza (assunta e mai lasciata)
di battiti e innocenza
e poi null’altro.
In quella infinitudine che eravamo
in quella pace raggelata
in quella parte di confine ch’era
voce e mondo.
KETTI MARTINO – 2° PREMIO
SEZIONE A (Tema libero)
*
IN SCENA
Sfila il carro come nomade raggiro,
su asfalti roventi e pietra lavica
e io lo seguo nei bassifondi dei
quartieri
seguo il dondolio cigolante delle
ruote
la risata aperta in giocosa
rivolta, fiammante di vino
sale e rissosa risponde ai nemici
nascosti
via dalle sale gremite, giro per
strada
affamata di lunghe carezze, carezze
bianche di carta.
Chi può capire che brucia anima e
corpo?
la furia e la chimera che si fa
oracolo e scena?
Qualche lanterna accesa per i
vicoli straniti
l’alta marea nella mia cella, io
rinchiusa, sfido il disordine.
Siamo tutti reclusi in stanze
affogate e buie e poi ad un tratto, ecco.
Spacca il cielo senza vergogna, la
parola.
È un calcio alla gola
il verso, gesto rutilante di spada
appena toccata
folle la corsa, l’affanno chiude lo
stomaco, s’innalza il verso.
Ogni volta un tuffo nel vuoto,
parte dal centro.
Ombelico e viscere scoperte al sole
come radici di vecchi alberi.
Cosa c’è di più sacro che si
appoggia come polvere d’oro
sulla platea inerme? su questa
assorta pianura buia che vibra?
Come carro di Tespi, in
sogno/svanito tra lune giganti
l’argento del golfo sposa la notte,
la mia e la vostra notte che ride
profuma di palco e cenere, notte
che odora di terra
dura memoria di pietra la ferita,
lo spazio ha cifre indicibili e rosse
su ogni centimetro della pelle, la
parola pensata scritta e poi urlata
un respiro e poi un’altra parola
attraversa l’arco bianco dei denti
un numero, una pausa, un gesto
inquieta cesta di perle prima
nascoste e nude, poi aperte
è silenzio che dipana trame e telai
infermi del dolore
le storie divorano la carne,
strappano i tessuti
l’anima si sfrangia in spighe,
germoglia semi e frecce
per colpirci al petto, in un solo
punto unito
Posso morire cosi stretta nel tuo
pugno e le parole
cadono in pioggia sul viso, ogni
luce si impone, diventa
nota, in ombra opaca e traccia
indelebile
tatua, risarcisce, allevia e si fa
dimora
FLORIANA COPPOLA – 1° PREMIO
SEZIONE A (Tema libero)
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Una veduta della vecchia e nuova Conza |
Il Sindaco Vito Cappiello |
Il presentatore Davide Cuorvo |
La presentatrice Fiorella Zullo |
La Giuria presente Da sinistra: Alfonso Nannariello, Wanda Marasco (Presidente), Armando Saveriano |
Davide Cuorvo |
L'attore Antonio Mazzocca |
L'attrice Mena Matarazzo |
L'attore Michele Amodeo |
Da sinistra: Giuseppe Silvestri, Vito Cappiello, Raffaele Vito Farese, Antonella Petrozzino |
Mario Morelli |
Gennaro Iannarone |
Da sinistra: Fiorella Zullo, Mario Perrotti, Italo Bisaccia, Davide Cuorvo |
Da sinistra: Fiorella Zullo, Giancarlo Saveriano, Arianna Bellino |
Ludovica De Gianni |
Alina Benedetto |
Da sinistra: Raffaele Vito Farese, Pina Russoniello, Federica Farese |
Da sinistra: Rossella Luongo, Vito Cappiello, Antonio Califano |
Da sinistra: Mario Perrotti, Rossella Luongo |
2° Premio - Sezione B Da sinistra: Raffaele Schettino, Alfonso Nannariello |
1° PREMIO - Sezione B Da sinistra: Wanda Marasco, Mariastella Eisenberg |
Mariastella Eisenberg |
La musicista Hera Guglielmo |
L'attore Christian Cioce |
Fiorella Zullo |
L'attore Davide Cuorvo |
L'attore Michele Amodeo |
L'attore Michele Amodeo |
Da sinistra: Walter Tordiglione, Antonino Masini |
Da sinistra: Ares Guglielmo, Antonella Petrozzino |
Da sinistra: Tony Lucido, Lino Di Nitto |
Da sinistra: Tony Lucido, Francesco Gonnella, Lina Sanniti, Pasquale Mesolella |
Da sinistra: Vito Cappiello, Pasquale Mesolella |
Da destra: Wanda Marasco, Monia Gaita |
3° PREMIO - Sezione A Monia Gaita |
2° PREMIO - Sezione A Ketti Martino |
1° PREMIO - Sezione A Floriana Coppola |
Floriana Coppola |
La Giuria presente Da sinistra: Alfonso Nannariello, Wanda Marasco, Armando Saveriano, Davide Cuorvo |
Da sinistra: la valletta Federica Farese e le Volontarie S.C.N. Fabiola Farese, Rita Farese, Mariateresa Lo Conte, Stefania Russoniello |
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Amelia Rosselli |
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Assunta Finiguerra |
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Gianni Rodari |
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Vittorio Bodini |
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