giovedì 5 settembre 2013

I PENSIERI PERDUTI


Quante volte mi sono specchiato nei vetri della metro e della S-Bahn come ho fatto ora. E quanti sono stati i pensieri che ho avuto guardandomi. Chiedo perdono perché non li ho indagati, chiedo perdono perché non li ho scavati.
Quanti pensieri ho nel tempo perduto.
Figli smarriti nella casa delle ombre, marinai naufraghi nel mare dell’Io, visi pallidi, smarriti e vaghi, lineamenti appena accennati su una tela dimenticata nel tempo. Rovine campestri, aborti nati già sepolti, la cui nascita altro non è che disseppellire, mettere alla luce il mai nato. Il suo venire al mondo non sarebbe che il cavare dalla terra un sasso sterile che non ha nulla da testimoniare se non la mia incapacità e le sue potenzialità mai in atto.
Siete rami rinsecchiti per una primavera che non è mai venuta, siete qualcosa cui non è stato concesso il tempo per essere coltivato. Siete vittime dell’incuria, e per questo rese ombre fioche dall’oblio.
Procedete familiari nel buio, ma dei vostri volti non riesco che a coglierne i contorni.
Amici, figli, compagni: riuscite almeno voi a scorgere me nel buio che vi appanna e vi permette solo di sussurrare? Mi vedete? Sorridete o state piangendo? Non riesco a indovinare se le vostre bocche si aprono, se rimangono mute o mute si fanno alle mie orecchie.
Parlano, sono in me, eppure son lontane.
Di tutto quello che ho in questo buio accidioso perduto, voi volete veramente sapere?
Voi che mi ascoltate: di tutto questo, veramente volete sapere?
Veramente volete sapere delle mie ombre svanite, di quel che rimane dei miei pensieri? Volete davvero ammirare quattro sassi dissepolti spuntare appena dal terreno infecondo della mia mente? Volete ammirare il cimitero dei miei aborti, il teatro di vecchi pupi mai andati in scena?
Perché ci dovrebbero essere spettatori a un così disumano scempio del pensiero?
Io facendo così ho offeso solo me stesso.

Angelo Iermano

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