mercoledì 10 aprile 2013

Non Riuscirete


A tutti i miei patetici nemici

Non riuscirete a impedire o scornacchiati
Che l’estro creativo estraneo a voi e sconosciuto
Rapide soluzioni escogiti e rimedi ingegnosi
Faccia brillare avverso il complotto subdolo e sleale
Che dissemina di mine traditrici il mio cammino

Siete impiegatini scolastici
Timbrate il cartellino della noia
Da anni intubate il solito coro
In soporifere masticazioni tutte uguali
Sonate e cantate la seborroica solfa
Che svela la stanchezza sotto i lustrini
Col grasso e il viziante lusso che v’avviluppa
Il nigro core limaccioso

Infeltriti coi sederoni molli o i sederini asfittici
Enfi o consunti per il vostro perpetuo fallimento
dal tronetto cattedratico
Agitate la bacchetta del ricatto
Sugli alunni intimoriti dal muso di scrofa
Grufolate il controinno di Mameli
Per stuccare le crepe personali
Inquinate il senno delle famiglie sprovvedute
Cieche sui figli esentati da ogni cattiveria
Fomentate il guasto malcontento di alcuni ragazzini
Privi di umiltà
Che frignano per pretestuose esclusioni
Vittime di scandalosi fraseggi
Di presunte trivialità nei gesti
Mentre a casa pasteggiano a poltiglia
Telematica e audiovisiva
E fra di loro sgarrano di bocca a profusione
Non appena messo il becco fuori dalla scuola

Odiate chi ama il vostro lavoro malfatto
Carabinieri per ogni minuto in più
Pagato o sennò contestato in presidenza
Ostili a chi dà ai ragazzi compressi
Nel copione quotidiano
quell’in più di una stitica spiegazione
incespicando nella quale vi adirate
o incappiate il cordone intrecciato all’abulia

Siete i distratti della vita
Che per voi appassì ben presto
La vita in cui vi movete da forzati
Marchiati da insuccessi
Siete invidiosi inetti moralmente cacagliosi
Incapaci di strapparvi di dosso la gramigna

Siete la confraternita dei sogni a brandelli
Dei sapori scaduti del domani piombato

L’unica cultura che a voi concedo o saggi ignoranti
È l’alfabeto della sconfitta nella segreta rubrichetta stinta
Sopra binari tragici
A defungere in una spersa stazione di periferia

Guardatevi
Avete gli occhi di lanterna ove il vento
Stroncò la fiamma che mai però fu accesa
Le gengive scotte di meschinità uterina
Ipocriti burocrati gracule
Insugherati in voi stessi
L’unica festa che vi accoglie
È una lenta affannosa bassa e grassa
Discesa
Fino alla colata a picco nelle sabbie mobili
Di un’inanità tonda sterile gialla

Aspetto impaziente che al mondo
Togliate l’incomodo
Suvvìa

Neanche l’ombra della morte
Si attarderà a raschiare
Vanamente
Un improbabile esilissimo ricordo
Quale che sia
Il vostro
Infelici


ARMANDO SAVERIANO

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