IL LIBRO DI NERI POZZA IN CORSA PER LO STREGA
Venerdí 22 maggio u.s. la nostra Associazione, Logopea, nell’ambito della rassegna “Librazioni”, diretta da Armando Saveriano e Davide Cuorvo, ha presentato il volume di Wanda Marasco, “Il Genio dell’Abbandono”, presso l’elegante sala-convegni delle aziende vinicole Mastroberardino, ad Atripalda.
Wanda Marasco, poetessa e scrittrice già affermata nei cataloghi delle eccellenze letterarie a livello nazionale e internazionale, regista, attrice e spirito di numinoso eclettismo, è finalista, con questo romanzo sulla vita e le peripezie artistiche e personali dello scultore partenopeo Vincenzo Gemito, con forti probabilità di vittoria (intrighi e manipolazioni permettendo), al prestigioso Premio Strega di quest’anno.
Con la collaborazione della pro loco di Montefredane, di cui è presidente Elvira Micco, l’Associazione “Agorà”, il Premio Prata, e il Premio di Poesia e Giornalismo “Giuseppe Pisano”, nonché sotto l’egida signorilissima delle Aziende Vinicole Mastroberardino, Logopea ha organizzato il fortunato evento in concomitanza con il maggio dei libri 2015.
Magiche letture interpretative a cura di Armando Saveriano, performer della recitazione che non delude mai, accompagnate dall’estro pianistico della giovane e bravissima Sofia Santosuosso, puntuali e interessanti prolusioni di Antonietta Gnerre e Monia Gaita.
Un pubblico folto e attento ha seguito in perfetta concentrazione relatori e brani scelti per la lettura interpretativa, non lesinando sugli interventi in chiusura: domande sulla genesi del libro, sulle caratteristiche del personaggio travagliato e affascinante, sulla documentazione storica di Napoli e di Parigi, sulla scelta del linguaggio che ricombina dialetto e lingua ufficiale, italiano e francese.
La scrittrice fa di “Vicienzo” Gemito (registrato per errore con la consonante ‘m’ al posto della ‘n’) un’icona mitologica con tocchi metafisici, un artista eclettico, bizzarro, dall’indole ribelle e manesca, favorito e deprivato, di volta in volta, dal soffio ineffabile del ‘genio’ creativo, che lo battezza e lo danna, lo trascina alle stelle e lo precipita nell’abiezione, in un isolamento purgatoriale, rendendolo un incrocio tra Hermes ed Efesto,
Orfeo delle sculture e Dioniso nelle sregolatezze, tra apollineo e demònico, tentato e pentito, spodestato e incoronato, mattatore di salotti, ingordo di fiori del fango luetici, impulsivo e meditabondo, folle e savio, duale anche nello sdoppiamento della personalità troppo ingombrante per essere gestita senza potenti contraddizioni o senza quelle che Pirandello ed Eduardo avrebbero definito ‘mosse d’anima’.
È finalmente letteratura d.o.c., dopo tanta stampa piccina, melensa, ripetitiva, fedifraga della qualità, meretricizzata dagli stratagemmi per accaparrarsi i favori dei probabili compratori, destinata ad un pubblico di consumisti pigro e fondamentalmente ignorante; è finalmente la rivincita della nostra migliore scrittrice italiana, che investe tutto in questo lavoro epico, lirico, commovente e terribile, aspro e sincero, malinconico e intenso nelle pieghe psicologiche, nei risvolti storico-epocali. Figure grottesche, buffe, astute, intelligenti e implacabili, oppure goffe e istupidite dagli stenti e dall’invidia, si affacciano dalle quinte, dentro e fuori della ‘napoletanità’, compaiono e svaniscono, ma tutte giocano un ruolo che lascia l’impronta digitale sull’intelletto e sul cuore.
Nel cortocircuito morale che non è solo dell’Italia, ma che in Italia è particolarmente acromegalico, questo romanzo onesto, genuino, complesso e struggente, di lettura impegnativa assai, dato il montaggio teatrale e cinematografico (flash-back e sottocutanee saette di flash-forward), data la solidità dell’impianto socio-antropologico e artistico, può frantumare le frontiere o divenire lettura colta per una cerchia di iniziati; in ogni caso vince sulla esilità isterica e nudiccia di pubblicazioni marchiate a caldo secondo la tendenza (autori mediocri che si sono costruiti un personaggio mediatico dato in pasto alla ragazzaglia o a vecchie, futili bambole abbonate a Cronache Vere).
Di sicuro leggere Marasco e Gemito ‘redivivo’ è affrontare un’esperienza a tinte forti, è diventare passeggeri di una macchina del tempo, che mescola le carte abilmente, senza imbrogliare, allo scopo di rendere vieppiù ficcante l’avventura privata e mondana, distruttiva e creazionale, attraverso il disincanto e l’indipendenza ideologica dell’autrice.
LOGOPEA
Da sinistra: Wanda Marasco, Armando Saveriano, Antonietta Gnerre |
Wanda Marasco |
Da destra: Wanda Marasco, Monia Gaita |
Monia Gaita |
Da destra: Wanda Marasco, Piero Mastroberardino |
Da destra: Davide Cuorvo, Rappresentante Neri Pozza Editore, Armando Saveriano, Monia Gaita |
Wanda Marasco mentre rilascia dedica autografa |
Da destra: Armando Saveriano, Wanda Marasco |
Da sinistra: Sofia Santosuosso, Davide Cuorvo |
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