giovedì 31 dicembre 2015

MNEMÒSINE 3



    A cura di Armando Saveriano e Davide Cuorvo





Secondo la Teogonía eșiodèa, Mnèmoșine, personificazione della memoria, era la progenitrice delle nove Mușe. Figlia di Urano e di Gea, si unì con Zeus in nove notti d’amore, nel corso delle quali furono concepite, appunto, le Arti. In Atene le si rendeva omaggio con libagioni di acqua, latte, miele. “Logopea” intende propiziarsela, istituendo, sul blog ufficiale dell’associazione, questa rubrica, a cura nostra e del giovane Davide Cuorvo. Mnème, la memoria, era il ricordo degli archètipi mitici, la cui ripetizione conferiva sacralità e significato all’eșistenza umana. Sulla memoria si fonda il canto dei poeti. Tuttavia la memoria rendeva duraturi i dolori, producendo negli uomini angoscia. Per placare questo male, le Mușe offrivano all’uomo l’unico rimedio: la Lesmòșine, cioè l’oblío. Mnèmoșine e Lesmòșine erano esperienze considerate entrambe fondamentali e sacre, connesse alla sfèra infera. Nell’Aldilà sgorgava la sorgente mnèstica, Mnèmòșine, che consentiva di conoscere le primordiali esperienze dell’essere, cui era commista la morte; contemporaneamente scorreva il fiume Lète, che apportava la Lesmòșine, l’oblío, che coincideva, invece, con la condizione dei morti, lontani dall’eșistenza terrena. Periodicamente Mnemòșine proporrà, ai suoi quattro lettori (tutti gli altri, analfabèti e tamarri, sono troppo occupati ad affollare Facebook con i loro beòti “mi piace/non mi piace”), una vetrina poetica di autori affermati o emergenti, senza schede critiche, lasciando libertà interpretativa ininfluenzata.
Una nota: negli eroici anni novanta, per la precisione vent’anni fa, l’associazione Logopea organizzava, presso la Rete TV E.T. Television, una rubrica di cultura letteraria, intitolata per l’appunto Mnemò
șine, durante la quale si presentavano volumi, si intervistavano scrittori, si discuteva di poesia e di teatro. L’appuntamento era settimanale, e si passò dai venti ai sessanta, agli ottanta minuti. La trasmissione contemplava anche lepidi o drammatici inserti teatrali, e si avvaleva degli allora studenti Mauro Milone, Marco Matarazzo, Fiorella Zullo, Sonja Aquino, Claudia Rossi, Dora Lombardo. Durò appena un anno, ma lasciò, a suo modo, il segno, grazie alla novità, alle orecchiabili musiche di sottofondo e alla sigla che onorava la grande Edith Piaf.
Il terzo incontro proposto da Mnemò
șine non può non ospitare il massimo poeta irpino, unico cantòre politico-sociale coraggioso e sferzante, nel contempo lirico, con ineguagliato, raffinatissimo bagaglio lessicale: Pasquale Martiniello; lo rileggiamo con l’affetto che reciprocamente ci legò e lo facciamo insieme agli amici non immemori Salvatore Salvatore, Paolo Saggese, Giuseppe Iuliano, Alessandro Di Napoli, Antonio Crecchia (biografo ufficiale al pari di noi). A Martiniello, che dal mondo dei più giudica e pesa il comportamento dei degni e degli indegni, faccia da contraltare Alfonso Attilio Faia.



AMICA GENEROSA

Amica generosa di brigatisti
e assassini è la legge Gozzini
In questa cloaca di repubblica
c’è il trionfo dei caìni  Per redimere
un mastino si uccidono cento
pecore  Il br Cristoforo Pianconi
con tre ergastoli e sei omicidi
ammesso al regime di semilibertà
con impiego di bidello alle elementari
Cairoli di Torino – mai pentito e né
dissociato è arrestato quale autore
d’una rapina di 170 mila euro al Monte
dei Paschi di Siena  Questo stato è un
covo di malavita  Porta in parlamento
ex terroristi li assume come consulenti
ne ascolta le opinioni e i consigli parla
e straparla di grazia  Li mette fuori dalla
galera  Un paese che perde la memoria
sbanda sulle rotaie della storia e non ha
lucerne di futuro  Siamo alla paranoia
bestiale  Si levano pure voci irate a difesa
dei barbari linciati a parole  Siamo nel
malgoverno nella babilonia della mala
giustizia nell’assassinio della legalità  Non
c’è la forca per chi assassina poliziotti
giornalisti e avvocati e guardie carcerarie
Dio ha fatto inceppare la pistola  Avrebbe
Piancone ucciso ancora  Tutto cade dalla
mente alla morte del sole  Le leggi degli
dei e semidei sono eterne  Non c’è morso
e rimorso per vuoto di coscienze

PASQUALE MARTINIELLO

*

IL GENERALE È SOLO

Il generale è stato lasciato solo
ed è caduto in ginocchio sopra il molo
con dieci medaglie sul petto
e un fascio di fiori posato sul muretto.
Il generale è stato abbandonato
dai signori della legge e dallo Stato
deboli strutture ormai allo sbando
che gli avevano ceduto lo scettro del comando
dell’ordine pubblico in terra mafiosa
dove i morti ammazzati si contavano a iosa.
Lasciato solo in terra di rispetto
non gli è restato che cedere il suo petto,
abbandonato nella terra dell’omertà
dov’è silenzio anche la solidarietà.
Ora è una macchia scura sull’asfalto
che non ha visto chi si è sistemato in alto.

ALFONSO ATTILIO FAIA





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