Da sei anni a questa parte, il
prof. Armando Saveriano è in cabina di guida all’I.S.I.S.S. “Gregorio Ronca” di
Solofra e di Montoro Inferiore (Piano), con un P.O.N. di scrittura creativa:
“Autori per noi”.
La coraggiosa iniziativa per un
siffatto percorso, inedito in un istituto tecnico-commerciale, e di solito
indirizzato ai licei, spetta al preside a riposo Giovanni Tranfaglia, che in Armando
Saveriano individuò l’elemento favorito, ideale, per innescare negli studenti
distanti dalle pratiche di lettura e composizione il germe della curiosità,
propedeutico all’approccio scrittorio.
Tranfaglia puntava su due
elementi: la cospicua esperienza curriculare di un dotto estraneo alle pose
accademiche; la militanza di lui come attore, regista, sceneggiatore sulla
piazza a correnti alternate dei gruppi irpini (Crogiolo, Dimensione Uomo, Clan
H, Teatro Popolare Irpino, Bianco & Nero, Hypokritès, Teatro d’Europa,
Colpo di scena) e la docenza, in tali ambiti (ortoepia, dizione,
drammatizzazione, storia del teatro, psicotecnica dell’intenzione).
Tranfaglia voleva un iter
dinamico, sfaccettato, che puntasse meno sulla frontalità e più sull’estro
didattico, divertendo nel trasmettere la tanto ineffabile e delicata materia:
la manipolazione del logos, conquistato gradualmente con piacere e senza carico
d’obblighi.
Saveriano risultò, da allora,
primo in graduatoria, e si rivelò davvero la chiave di volta per inaugurare,
prima a Montoro, poi a Solofra, un fermento letterario studentesco.
Il suo P.O.N. è in assoluto il
più frequentato (quest’anno, 25 iscritti, e numerosi altri studenti rinviati al
futuro prossimo – almeno, così ci si auspica!) e quello che ha prodotto
risultati concreti: una collezione di albi editi da Per Versi di Grottaminarda,
stampati non in digitale e rilegati con filo in refe, contenente le
esercitazioni degli allievi corsisti, spesso sorprendentemente validi.
A scuola, si sono alternati i
migliori autori, che, intervistati dai ragazzi sulle personali poetiche, hanno
esaustivamente parlato delle loro vite al servizio della cultura, mai
nozionistica, praticata nel quotidiano, senza istruzioni d’uso, costantemente
in groppa all’entusiasmo e alla coerenza della passione: Martiniello,
Sparaco, Agretti, Stella, Spagnuolo, Faia, Cipolletta, Duraccio, Caterina,
Iermano, Panìco, Urraro; e, indirettamente, grazie ai volumi che hanno
lasciato in vita, Assunta Finiguerra, Aristide La Rocca, Giuseppe D’Errico,
Ettore Maggio, Marco Amendolara.
Una cultura reticolare, quella
trasmessa dal patron di Logopea,
l’associazione avellinese costituitasi nel 1994, ma formalmente attiva già sul
finire degli anni ottanta.
Arte, musica, fotografia, cinema
e teatro, con spruzzate di filosofia, hanno bussato con decisione alle menti
duttili da accendere come piccole lucerne; le esercitazioni collettive e
singole hanno avuto di per se stesse utili ricadute in italiano, non soltanto
per l’arricchimento lessicale e per la smitizzazione di obsoleti pregiudizi,
quanto per l’insistito pollice di “allenamento” ai collegamenti
interdisciplinari, anche in sfere non scolastiche, con incursioni
nell’antropologia culturale, nelle neuroscienze, nella politica, nel credo
religioso, nelle logiche degli ateismi e dell’agnosia.
Poeti fondamentali sono stati
letti /ascoltati / vissuti, piuttosto che vivisezionati e ricondotti a note a
margine delle antologie che continuano a ignorare o a glissare, citando appena,
o neanche questo, Caproni, Romagnoli, Gatto, Scotellaro, Pasolini, Menicanti,
Bettarini, Neri, Bodini, Penna e uno sterminio d’altri ancora!
Così come mai si fa cenno
all’importanza storica dei pamphlet letterari, delle fanzines fuori circuito,
su cui si sono ferrati le ossa giornalisti, saggisti, opinionisti, scrittori,
esegeti…
Nel suo piccolo, grazie ad
“Autori per noi”, Armando Saveriano, coadiuvato da un insegnante eccellente,
aggiornato e autorevole come il prof. Leonardo Navarra (tutor “stabile” del
fruttuoso PON), ha profuso un non esiguo contributo formativo a ragazzi che
indubitabilmente soffrivano di un complesso di inferiorità, nei confronti dei
colleghi liceali. Ma anche aspiranti ragionieri, o chimici, o economisti
possono accedere a Catullo, a Cicerone, a Seneca, a Marziale, a Lucrezio.
Quanti poeti hanno rinunciato a carriere in campo legale o economico pur di
tallonare nella sua maliosa scia la Musa!??!
Quest’anno, alla consegna del
testimone dirigenziale, la neo insediata preside Mauriello ha confermato la
fiducia nel P.O.N. e in Saveriano, assegnando ben 50 ore al plesso distaccato
di Montoro, dove gli studenti sono stati sempre assai rispondenti e coerenti.
Per il saluto ai suoi corsisti (si
sono distinti, tra i venticinque, i gemelli Michele e Francesco Orvieto, Anna
Pastore –una veterana–, Anastasia Barbato, Anna Chiara Torello, Francesca
Aliberti, Viola Barbarisi) il trentennale presidente di Logopea ha affidato ad altri allievi, i giovani e meno giovani guitti (absit iniuria a verbo!) della
compagnia amatoriale “Colpo di Scena” (germinazione di Logopea) il compito di
rilassarli (e allettarli?) con i loro monologhi e duetti.
Hystrio, questo il titolo ripescato per una nascente neorassegna
cineteatrale da un “antico spettacolo” in cui campeggiavano, una dozzina d’anni
orsono, Fiorella Zullo, Oscar Luca D’Amore, Sonja Aquino, Mauro Milone, Ilia
Caso, Giovanna Alvino, Dora Lombardo, Claudia Rossi e, in quanto autore (“La
Cantina”), un promettente Luigi Boccia.
La rivisitata riedizione di
Hystrio ha inscenato una mezza dozzina di quadri da opere di Eduardo, Totò,
Pinter, Trilussa, Viviani, Franca Valeri e… di un giovanissimo performer:
Michele Amodeo (15 anni!).
Questo ragazzino ha riscosso un
clamoroso successo personale, perché Saveriano ha voluto calarlo nei panni trash
di una mammona-drago partenopea, la protagonista de “Il Mal di denti” di
Annibale Ruccello.
Mena Matarazzo (nel cuore di
Logopea dall’epoca della sua fondazione) è passata con mestiere e scaltrezza
dalla Filumena defilippiana “davanti a ‘a Madonna d’’rrose” alla raffinata,
chic (e non meno letale della mamma di
Ruccello) milanesotta snob di Franca Valeri (“L’occhio della mamma”), e ancora
alla sfortunata “mondana” di Totò.
Un azzardo, tipico di Saveriano,
crediamo anzi unico nel suo genere,
quello di affidare il ruolo che fu di Angela Luce (la “Bammenella” di Viviani)
a una bambina di 9 anni, la precocissima, diligente e talentuosa Giovanna
D’Onofrio (col consenso della madre, s’intende!), che s’è fatta ben valere, guadagnandosi
il suo bravo bouquet di applausi.
Non suo l’esordio (è già apparsa
in pubblico in occasione di reading poetici ed ha all’attivo tre lungometraggi:
“Percezioni”, “Dark Madness” e l’ambizioso “Krineide”, che concorrerà al
festival di Venezia): il battesimo è toccato a Cristian Cioce, con un monologo
di Pinter (da “Il guardiano), riverberante e non patetico tuffo in un passato
di alienazione presunta e di brutale elettroshock.
Il pubblico di studenti ha
gradito, riservando un’attenzione davvero insperata; ha posto quesiti, ha
confessato, accanto alla risata, il turbamento. Quel turbamento che Teatro e
Poesia, nel più dei casi a braccetto, non
devono mancare di infondere se vogliono riprodurre… anzi essere la Vita!
Logopea
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