lunedì 7 aprile 2014

STELLA E IL SUO STRANIERO - Ottimo riscontro per l’inaugurazione a Montefredane della rassegna “LIBRAZIONI”



Alieno al suo stesso mondo, sempre più incomprensibile e contraddittorio. Extraneus : fuori degli schemi, lontano dalle regole. Faber di mille orizzonti ampliati e pedina, suo malgrado, di forze metafisiche che lo aggiogano a quello che chiamiamo destino. In qualche modo invano: e grazie alla curiositas atavica, allo spirito indipendente che lo stimola e lo spinge a valicare tutte le possibili Colonne d’Ercole, creatura creatrice dello stesso Dio e degli stessi Demoni cui si raccomanda e che maledice. Attento osservatore, oltre che pioniere. Ecco l’uomo di Raffaele Stella, che stigmatizza, annota, irride, compatisce, condanna e perdona gli effetti dell’insita sua dualità: male/bene, sfida/rinuncia, temerarietà/pavidità, ingenuità/malizia, innocenza/libidine, egocentrismo/martirio, avidità/morigeratezza, amore/odio, vendetta/perdono.
Diviso in due sezioni (poiché ripropone il corpus di “Rette e Parallele”), il volume edito da Tracce è denso di richiami alla coscienza, all’io collettivo, e generoso di rimandi eruditi, che lo accostano al respiro dell’obbrobriosamente dimenticato Aristide La Rocca, a quello di Ugo Piscopo, Antonio Spagnuolo, Ciro Vitiello, Armando Saveriano. Ma grande è l’amore per Montale, di cui si avverte la pregnanza formativa nella maggior parte dei bellissimi testi. Il poeta è se stesso più una pluralità di anime, in cui si ficca e che a loro volta lo hanno intruso. Fra tanta (troppa) nullesia, termine acconcio mediato da Celan, Stella emerge con grazia e con protervia (e sembra un ossimoro!) accanto a pochi nomi – e mi limito hic et nunc a citare i giovani di futuro – : Simone Lucciola, geniaccio ubiquo di “deComporre”, Max (“Saguaro”) Condreas, Ettore Pastena, i “logopeani” Costantino Pacilio, Giovanni Nazzaro, Gerardo Iandoli, compreso, per amor di giustizia, l’ex pupillo di Armando Saveriano, l’ingrato transfuga anaffettivo e taciturno Salvatore Iermano, Flavia Balsamo, Domenico Cassese, Raffaele Liguoro, Melania Panico (da non confondere con la nullesiante Scarpa, vittima di una Donna Prassede, una mamma drago, capace di offuscare il mitico personaggio interpretato da Anna Magnani nel film “Bellissima”), Ambra Simeone, Ivan Pozzoni, l’irraggiungibile, lunare Vanina Zaccaria. Raffaele Stella si staglia con personalità prismatica, conia un verso poderoso eppure fluido, armonioso, che taglia, scava e accarezza, che ricava sangue, passione e musica dallo strettissimo connubio fra pensiero e sentimento, amalgama di concetto e ars immaginativa. C’è tutto, in questa poesia.
L’appartenenza a una terra difficile, ossosa eppure ubertosa, locus di sismìe, una terra che si fa prendere, ma può brutalmente togliere, vita compresa; l’introspezione lucida che non allevia, né si fa reticente nel confessare; la disamina dei temi esistenziali, dalla solitudine alla disidentità, dalla disappartenenza allo slancio frustrato della condivisione. E molta ironia, non di rado mordace sarcasmo, bizzarra, anticonformista, beffarda, inaspettatamente pietosa e dunque catartica: spugna che assorbe disfunzionalità, brutture, ma logicamente non le cancella. Non può.
L’uomo di Stella arriva fino all’orlo del baratro; il terreno gli smotta sotto le suole, ciò malgrado egli mantiene l’equilibrio precario, si sporge a guardare e fissa arditamente l’occhio dell’abisso che vortica ipnotico per reclamarne la resa. Ma è un attimo: l’homo Stellae o (sempre in maccheronico latino) lo Stellatus homo, trova parte di sé, l’imbriglia, ne ridiventa padrone. Riesce a drizzare la schiena e a rieticizzare lo spirito, determinato a proseguire un viaggio senza approdo, consapevole che i riti di passaggio, come gli esami di Eduardo, non finiscono mai.
Sabato 29 marzo c.a. il sindaco di Montefredane, l’arch. Valentino Tropeano, ha accolto con affabilità il poeta autore di “Straniero nel mondo”, Raffaele Stella, che ha inaugurato l’edizione 2014 della rassegna “LIBRAZIONI” , a cura della ultratrentennale associazione irpina Logopea.
Le relazioni dei critici Claudia Iandolo (la migliore poetessa irpina in assoluto, romanziera e tellurica attrice) e di Armando Saveriano (fondatore e presidente di Logopea) sono state –com’è lecito aspettarsi– complementari. Il suono crudo del sax del giovane M° Carlo Montano, iconico e perfetto nella mise noir rouge, ha accompagnato e magnificato la prima tranche del récital di Mena Matarazzo, Michele Amodeo, Antonio Mazzocca e Alex Saveriano, interpreti profondi e sensibili delle poetiche di Stella. Domande intriganti sono state rivolte, in chiusura, al protagonista della serata, a cui ha fatto eco l’intervento di Maria Nunzia Masullo, unica poetessa presente nel pubblico, a parte Mona Gaita, musa sexy di Montefredane, organizzatrice di eventi con l’inseparabile Antonietta Gnerre, volitiva e ambiziosissima.
Latitanti i numerosi poeti invitati ad ampissimo ventaglio da Raffaele Stella e da Logopea, trattenuti da inderogabili impegni familiari, strategicamente influenzati, o impegnati in rilassanti passeggiate urbane con shopping per optional. Si sa, i poeti sono narcisisti, egòlatri, non si leggono fra di loro, allevano con meticoloso scrupolo un’invidia reciproca, una retrattile malevolenza, ingannevolmente morbida come il pelo del gatto domestico o serica seta da laccio dei Thugs. Due escamotages funzionano per adescarli e ottenerne la preziosa (…) affluenza, l’illustre (sic!) compiacenza: coinvolgerli in prima persona in un reading ammorbante (leggono con la comprensibilità di un profuga da Babele) o far scintillare lo specchietto per allodole della presenza di un’autorità in campo nazionale/internazionale, alla quale sottoporre all’ingrosso quintali di brutti libretti, sciacque plaquettes, scritturacce inedite e via discorrendo. Tutt’al più ottenere almeno un autografo da tatuare in fronte, da incorniciare nel museo delle caccavelle premiste (diplomi, targhe, medaglie, trofei di plastica gialla traballanti sui piedistalli di pietra).
Poverini, ingordi di coonestazione del relativo prodotto buono per il secchio dell’immondizia! Ignorano che a far viaggiare nel tempo un’opera è esclusivamente la sua validità. A nulla servono lascive servitù, effimere alleanze, contrattini di convenienza, corse affannate, complotti di cortile, tutti i più imprevedibili mercati.
Verlaine e Rimbaud si attestano pietre miliari, colonne portanti nelle stanze aeree della letteratura D.O.C., a differenza dei tanti e tanto eccitati contemporanei loro, zelanti galoppini, inamidati manichini, cacciottielli di status, onori e allori, tumulati in massa in un doveroso oblio roccioso. Bolle di sapone. Supponenze candidate al nulla. E nulla si sa più, da lungo tempo, di costoro. Eppure sono esistiti, labili e fastidiosi come moscerini, chiassosi come cicale, burbanzosi e goffi come porcellini di S. Antonio.
Nulla si sa più di loro, donna Prassede. E non è affatto una perdita.

LOGOPEA



                                                            

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