lunedì 31 marzo 2014

LES FEMMES



A Raffaele Stella


Stella poeta difende in petto
Un gomitolo di Bohème
Dal lucernaio della sua postazione
Amoreggia e battaglia con spiritelli di tempera
Curvo alla fucina della tempra
Doma la parola arborescente
Ad ogni nome che raddensa assegna sempre un ovale
Liquefatto affiorante per malìa nel barlume
Inafferrabile dell’attimo giammai cauterizzato

Stella poeta passeggia finché il fogliame
Non arrugginisce e le scarpe non gli stridono
Sugli alluci e le mani non gli si mutano
In muffole di spugna e di garza

Stella poeta trafigge una capinera piantata
Sulla panchina casuale lungo il novunque del viale
Le spegne sulle labbra alchemiche
Srossettate negromantica blasfemia
Poi si fa fauno spermereccio declama
Le sue mosse con sghembo sogghigno flambé

Guardate gli spuntano rimorsi sulle tempie industri e fabulose
Pennelli matite coltelli disillusioni dalle tasche
Biglietti obliterati per Pescara orlati di vecchio
Di cerchi di birra di note a margine sbiadite
Gli atti segreti suoi di Viterbo chissà
E baci di fattucchiera nella Mefite rintanata

Rosicchia coniglio alla cacciatora
Lucida a cera il teschio di Artemisia
Ingoia l’aria in cui sa che dissolverà
Immortala ticchettando con le ossa cave dei volatili
Coni di respiro che alle notti aspira
Meglio se affollate di persi adolescenti
Di lolite fosforescenti di manguste ferite nei pub

Affascina un mattino grottese Stella poeta
La costellazione tatuata che dal collo della barista
Quasi all’omero sguiscia si dipana con grazia
In lenta danza arcana ancestrale pagana
Lei sorride compiaciuta all’osservazione
Alla galante attenzione Amanda il suo nome
Che con Armando si incrocia che combinazione
Carina più che esserlo diventa mentre traffica
Con frivole bibite aroma di caffè fluttuante
Qualche intima tentazione piccante

Stella pittore vaga di mente e cuore intorno
Figurine di Dresda ballerine di biscuit
Kellerine sfiorite venditrici di voluttà
Si affollano
Gli porgono il seno sfumato il fianco mellito
Non sarà che il ritrattista musico poeta
Improvvisato si sia in sulfureo Casanova
In pifferaio di Grotta tra Jolly e Barbablù

Chi l’avrebbe detto quel locale un po’ demi-monde
Sontuoso di uno sfarzo decadente inappropriato
Fané raso pelle lattei gessolini dorature ghirigori
Anfratti di cobalto effluvio di calze di seta
Merletti giarrettiere ritagli intagli di Belle-époque
Gemiti di ninfe avviluppate nei vapori dell’oppio
Ti aspetti gentiluomini affettati scendere
Dal predellino del tempo passato che riavvolge le bobine

Les femmes il locale spuntato come per desiderio esaudito
Il bar salotto imprevisto chi mai l’avrebbe detto spaccio di liquori
Magari rifugio di Hemingway Dalì Buñuel
Del giovane sfrontato Angelo ribelle
Che m’aggredisce iniquamente e in seguito forse si pente
Circola scommetto mitico l’assenzio
Ferve il marivaudage a tavolino
Troneggiano regine le creme da ciotole e piattini
Sfrigolano futili e volubili pepite di vanità

All’esterno questo bar di tutte donne
Promettente benaugurante in coiffeuria
In boutique di moda si perveste trucca passa inosservato
In me in lui in noi lascia un’impronta
Mentre evochiamo sulla tela promiscua di un patto
Fra bari ore felici e Stella per telefono
Un volto un corpo sconosciuti modella
A una voce di donna affascinante che lieta si schermisce
Desiderandosi musa pupilla sua beneamata
Cantante alla fermata prima che timida
Si riconfessi sospirosa Naiade non enigmatica
Creatura comune
Sconfitta


ARMANDO SAVERIANO


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