A
Raffaele Stella
Stella
poeta difende in petto
Un
gomitolo di Bohème
Dal
lucernaio della sua postazione
Amoreggia
e battaglia con spiritelli di tempera
Curvo
alla fucina della tempra
Doma
la parola arborescente
Ad
ogni nome che raddensa assegna sempre un ovale
Liquefatto
affiorante per malìa nel barlume
Inafferrabile
dell’attimo giammai cauterizzato
Stella
poeta passeggia finché il fogliame
Non
arrugginisce e le scarpe non gli stridono
Sugli
alluci e le mani non gli si mutano
In
muffole di spugna e di garza
Stella
poeta trafigge una capinera piantata
Sulla
panchina casuale lungo il novunque del viale
Le
spegne sulle labbra alchemiche
Srossettate
negromantica blasfemia
Poi
si fa fauno spermereccio declama
Le
sue mosse con sghembo sogghigno flambé
Guardate
gli spuntano rimorsi sulle tempie industri e fabulose
Pennelli
matite coltelli disillusioni dalle tasche
Biglietti
obliterati per Pescara orlati di vecchio
Di
cerchi di birra di note a margine sbiadite
Gli
atti segreti suoi di Viterbo chissà
E
baci di fattucchiera nella Mefite rintanata
Rosicchia
coniglio alla cacciatora
Lucida
a cera il teschio di Artemisia
Ingoia
l’aria in cui sa che dissolverà
Immortala
ticchettando con le ossa cave dei volatili
Coni
di respiro che alle notti aspira
Meglio
se affollate di persi adolescenti
Di
lolite fosforescenti di manguste ferite nei pub
Affascina
un mattino grottese Stella poeta
La
costellazione tatuata che dal collo della barista
Quasi
all’omero sguiscia si dipana con grazia
In
lenta danza arcana ancestrale pagana
Lei
sorride compiaciuta all’osservazione
Alla
galante attenzione Amanda il suo nome
Che
con Armando si incrocia che combinazione
Carina
più che esserlo diventa mentre traffica
Con
frivole bibite aroma di caffè fluttuante
Qualche
intima tentazione piccante
Stella
pittore vaga di mente e cuore intorno
Figurine
di Dresda ballerine di biscuit
Kellerine
sfiorite venditrici di voluttà
Si
affollano
Gli
porgono il seno sfumato il fianco mellito
Non
sarà che il ritrattista musico poeta
Improvvisato
si sia in sulfureo Casanova
In
pifferaio di Grotta tra Jolly e Barbablù
Chi
l’avrebbe detto quel locale un po’ demi-monde
Sontuoso
di uno sfarzo decadente inappropriato
Anfratti
di cobalto effluvio di calze di seta
Merletti
giarrettiere ritagli intagli di Belle-époque
Gemiti
di ninfe avviluppate nei vapori dell’oppio
Ti
aspetti gentiluomini affettati scendere
Dal
predellino del tempo passato che riavvolge le bobine
Les
femmes il locale spuntato come per desiderio esaudito
Il
bar salotto imprevisto chi mai l’avrebbe detto spaccio di liquori
Magari
rifugio di Hemingway Dalì Buñuel
Del
giovane sfrontato Angelo ribelle
Che
m’aggredisce iniquamente e in seguito forse si pente
Circola
scommetto mitico l’assenzio
Ferve
il marivaudage a tavolino
Troneggiano
regine le creme da ciotole e piattini
Sfrigolano
futili e volubili pepite di vanità
All’esterno
questo bar di tutte donne
Promettente
benaugurante in coiffeuria
In
boutique di moda si perveste trucca passa inosservato
In
me in lui in noi lascia un’impronta
Mentre
evochiamo sulla tela promiscua di un patto
Fra
bari ore felici e Stella per telefono
Un
volto un corpo sconosciuti modella
A
una voce di donna affascinante che lieta si schermisce
Desiderandosi
musa pupilla sua beneamata
Cantante
alla fermata prima che timida
Si
riconfessi sospirosa Naiade non enigmatica
Creatura
comune
Sconfitta
ARMANDO
SAVERIANO
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